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KITTY,CARA AMICA MIA
Non si può pensare di non leggere questa testimonianza nel corso della propria vita.
Nel 1942 Anna Frank era solo una ragazzina di tredici anni che voleva raccontare le vicende dell’’alloggio segreto” di Amsterdam alla sua migliore amica immaginaria Kitty attraverso lettere nel suo diario segreto che giorno per giorno, riportano i momenti più salienti della sua vita da prigioniera ebrea costretta a nascondersi con la sua famiglia e altri ebrei in un nascondiglio segreto per non essere deportati nei campi di concentramento.
All’interno di questo diario non troveremo scritto niente che riguarda i campi di sterminio per il semplice fatto che Anna non è sopravvissuta, non ha fatto in tempo a raccontarci un’esperienza seppur brutale a testimoniare la malvagità dell’animo umano in grado di annientare corpo e mente di un altro essere vivente, poiché Anna e la sua famiglia furono condotti a morire in Germania nel 1944, tre giorni dopo dalla sua ultima lettera del diario.
All’interno di questo diario, trovato dopo la guerra in soffitta della sua casa, troveremo una ragazzina che subisce una trasformazione fisica e mentale nei due anni di permanenza nell’alloggio; cresce,matura,diventa più saggia, forse grazie al suo carattere riflessivo o forse anche la guerra che in un certo senso la sprona a pensare positivamente in una sorta di difesa personale subconscia. I suoi genitori la trovano impertinente, molto spesso irrispettosa e arrogante ma lei è solo una ragazzina che vuole spezzare la convenzionalità, vuole affermare i suoi pensieri, non si vergogna di comportarsi come la sua coscienza e il suo buonsenso comandano e non come gli altri vorrebbero che si comportasse; per questo spesso assume un atteggiamento di chiusura nei confronti di chi non capirebbe a pieno i suoi stati d’animo.
C’è anche tempo per l’amore in quegli anni: Anna per la prima volta, a quindici anni, prova dei sentimenti per Peter, il figlio della famiglia Van Daan che vive con loro e non se ne vergogna nonostante ne sia piacevolmente stupita. Ma tutte quelle emozioni che la rendono felice molto spesso vengono taciute dalla paura di essere scoperti (quando i ladri entrano in casa), dalla paura scatenata da bombe,razzi e guerriglie là fuori, in un’Olanda in mano a tedeschi che aspetta la liberazione degli inglesi e dall’intima consapevolezza di essere ancora viva e fortunata rispetto ad altri ebrei: Anna vede un futuro davanti a sé, ha dei sogni, progetti,speranze, vuole diventare cittadina Olandese e chissà magari un giorno diventare una scrittrice famosa. In fondo, legge tanti libri nel suo rifugio, le tengono compagnia e scrive tanto, guarda fuori dalla finestra del solaio e sogna ad occhi aperti ammirando il cielo che le dona quel sapore di libertà che sa di non poter ottenere. Nell’ultimo periodo diventa molto saggia, riesce ad affrontare le liti con i suoi, i problemi in casa, argomenti politici in maniera più consapevole; Anna è una donna bella che fatta nel corpo da ragazzina.
E allora la domanda che viene da chiedersi è: che donna sarebbe stata Anna se avesse avuto la possibilità di realizzare i suoi sogni? Che grande apporto avrebbe dato all’umanità se avesse avuto la possibilità di sopravvivere e condurre una vita coi princioi morali che aveva?
Non lo sapremo mai ma c’era del grande potenziale. Ci accontentiamo di questo suo diario che non avrebbe mai pensato che potesse essere poi conosciuto e letto in tutto il mondo.
E ci immaginiamo un po’ quel suo primo libro intitolato “Het Achterhius” , “ Il Retrocasa” che sarebbe stato sicuramente uno dei libri di maggiore successo degli ultimi tempi.
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Sì è veramente un libro imperdibile. Non sfiorisce, rimane incontaminato nel tempo.
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