Dettagli Recensione
India e Inghilterra
«Questa è la storia di uno stupro, degli eventi che vi hanno condotto e che l’hanno seguito e del posto in cui è accaduto. Ci sono le azioni, le persone e il luogo; sono tutti correlati tra loro, ma nel complesso sono del tutto isolati dal continuum etico delle vicende umane. (…) la vicenda che ebbe inizio la sera del 9 agosto 1942 a Mayapore si concluse con lo spettacolo di due nazioni in violenta opposizione, non per la prima volta e non per l’ultima, essendo ancora intrappolate in un abbraccio imperiale di così lunga durata e tale ambiguità che per entrambe non era più possibile sapere se si odiassero o si amassero, né cosa le tenesse insieme e sembrasse aver confuso le immagini dei loro rispettivi destini.»
India. L’Inghilterra deve fronteggiare una doppia esigenza: da un lato si trova innanzi la guerra contro il Giappone e dall’altro i movimenti irredentisti e le rivolte che sono sempre più frequenti nel territorio indiano.
È in questo clima così complesso che viene delineato con grande perizia il dato storico quanto culturale del luogo e dell’ambiente oggetto di narrazione. La convivenza tra britannici e amerindi è sempre più intrisa di difficoltà, il convivere non è facile, i pregiudizi e le differenze molteplici. Una dualità, quella che viene a crearsi, che è perno e centro dell’opera e che al contempo ne esprime la estrema stratificazione.
E non è solo la diversità del colore della pelle la peculiarità che incide con maggiore forza: questa è anche uno status symbol in cui quella bianca è sinonimo di superiorità perché inglobante connotati di intelligenza e superiorità mentre l’altra di inferiorità e ignoranza.
I personaggi appartengono anche per questa ragione a entrambe le etnie e vedono svolgere le vicende che li vedono quali protagonisti in modo anellare in quanto l’impressione che arriva al lettore è quella di una costruzione composta da più strati, di anelli, appunto, che sono tra loro concatenati e che solo una volta affrontati uno cadauno consentono di proseguire ulteriormente e di fare un passaggio successivo. Il dato pregnante non è quindi tanto la caratterizzazione dell’eroe parlante quanto della circostanza che lo vede primo attore e che per questo lo porta a vivere avvenimenti dei più dissimili.
Tra tutti il primo volto che conosciamo è quello di Edwina Crane, insegnante della scuola missionaria, vicina e lontana allo spirito dei compatrioti nonché dotata di grande carattere. La sua presenza e gli avvenimenti che la riguardano coinvolgono e introducono anche quelli di Daphne Manner e Hari Kumar. Mentre la prima è una ragazza inglese ospite di un’amica indiana della zia, Lili Chatterjee, padrona della MacGregor House, il secondo è un ragazzo indiano cresciuto ed educato in Inghilterra alla ricerca del proprio posto nel mondo. Una diversità sociale, la loro, che non li esula dall’essere preda di un profondo sentimento di amore e che non mancherà di destare attenzioni, reazioni e commenti da parte della comunità.
«Io invece vedevo solo i pericoli che correva, lui uomo di colore, trasportandomi in braccio attraverso un portale che dava sul mondo dei bianchi.»
Pagina dopo pagina si ricompone quello che è un disegno più grande composto di tanti piccoli tasselli che vengono a unirsi tra loro. Il traguardo finale è quello di un romanzo corale raffinato ed elaborato estremamente curato sia dal punto di vista dei personaggi che della trama che del contesto e dell’analisi sociale cui viene dedicata una peculiare attenzione.
Il risultato è quello di un libro evocativo, riflessivo e avvalorato da una penna precisa e minuziosa che non manca di cullare il lettore nello scorrere della lettura. Un elaborato dal titolo importante esattamente come il suo contenuto. Da leggere e gustare un poco alla volta.