Dettagli Recensione
Un autore fuoriclasse
Ora mi sento dire che Remarque, potenzialmente, può rientrare nella schiera degli autori che amo. I motivi sono diversi, ma partiamo da quello che secondo me è il motivo principe: lo stile. La scrittura di Remarque è scorrevole eppure spaventosamente evocativa e profonda, emozionante. Le parole di Remarque sono capaci di penetrare fin dentro al cuore e di far riflettere su svariati argomenti, ma soprattutto riguardo alle infinite sfaccettature, positive e negative, della natura umana. Insomma, considerati i miei gusti non poteva che colpirmi fortissimo.
Oltre a questo, il punto di vista che Remarque ci fornisce nei suoi romanzi è peculiare: in "Niente di nuovo sul fronte occidentale" scopriamo la guerra di trincea dal lato tedesco; ne “La notte di Lisbona" scopriamo la vita a cui erano costretti gli oppositori tedeschi del Nazismo quando quest'ultimo era all'apice del suo potere. In questo caso Remarque ci mostra come la Germania non fosse popolata soltanto da automi ciechi, crudeli o nel migliore dei casi omertosi, ma anche da un altro tipo di persone: uomini e donne costretti a vivere alla macchia, a essere imprigionati o addirittura costretti a emigrare per tenere integri i propri ideali (e la propria pelle). In particolare, ne “La notte di Lisbona” l’autore si concentra sui cosiddetti "fuoriusciti", ovvero coloro che si sono ritrovati costretti a varcare i confini della Germania e a vagare per l'Europa alla ricerca d'un posto sicuro: proposito che scopriranno presto essere un sogno irraggiungibile. Non solo queste persone sono malvolute e perseguitate in patria, ma non sono bene accette nemmeno negli stati che al Nazismo si oppongono: il fantasma di quest’ultimo gli si attacca addosso come un’ombra e li costringe a una vita di stenti e privazioni. Solo l'America, come al solito, sembra rappresentare la terra in cui possano scrollarsi di dosso quell’orrore e ricominciare a vivere.
“La Notte di Lisbona" si svolge, per l'appunto, in una notte: un uomo di nome Schwarz offre a un disperato i suoi due biglietti per una nave che salperà presto verso il Nuovo Mondo. In cambio di questo preziosissimo regalo, Schwarz non chiede altro che l’uomo passi con lui quella notte ad ascoltare la storia che lo ha portato a Lisbona. L’altro, ovviamente, accetterà l’offerta e insieme al lettore verrà catapultato in una storia di amore e fuga, di tenerezza e tormento, nel contesto d'un mondo in guerra e in cui ogni angolo sembra impregnato di dolore e sofferenza; scenario d’un male che attacca dall'esterno così come dall'interno.
Questo è un libro che fa male e persino nel raggiungimento del sogno dell'America e della tranquillità non perde la sua cupezza, come se in realtà non esistesse alcuna via di fuga per l'uomo da sé stesso, se non nell'amore autentico.
Forse.
"Si, signor Schwarz. La nostra memoria non è uno scrigno di avorio in un museo impenetrabile alla polvere. È una bestia che vive e mangia e digerisce. Divora se stessa come la fenice della favola, affinché noi possiamo continuare a vivere e non ne rimaniamo distrutti. Questo lei vuole evitare.”