Dettagli Recensione
Piccoli capolavori
Si tratta della raccolta di tre romanzi brevi che rappresentano momenti diversi della seconda guerra mondiale . Iniziamo con "L'amico ritrovato" in cui il giovane ebreo Hans Swartz, figlio di un medico che ha combattuto nell'esercito tedesco la prima Guerra Mondiale venendo anche decorato per il proprio valore. Un giorno a scuola arriva un ragazzo diverso da tutti quelli della classe, che per quanto nobili , sono in realtà poveri di mezzi di sussistenza e soprattutto di spirito. Konradin Von Hohenfels è il figlio del Conte Von Hohenfels, una delle dinastie più importanti di Germania. Tra i due ragazzi nasce un'amicizia ispirata dalle affinità culturali dei due ma minata nella sua sincertà da una piaga nascosta, Hans è ebreo e questo non è tollerabile per la famiglia di Konradin , che ricoprendo un ruolo anche istituzionale (la madre è ambasciatrice e odia gli ebrei per tara personale) si trova vicina alle idee di Hitler. Lo scoppio della guerra e inizio della persecuzione degli ebrei separerà i due ragazzi. Molto bella la descrizione del "sentimento " di amicizia nascente tra i due, letto da un uomo del 2020 ad un certo punto hai quasi l'impressione che possa essere qualcosa di diverso tanto intenso è lo struggimento dei due, in realtà è solo il modo puro di vivere una cosa importante come l'amicizia in un'epoca che aveva un altro cancro a minarla nei valori ma che ancora considerava l'amicizia un sentimento e non un vincolo dovuto e facilmente ottenibile per frequentazione. Terribile vedere come a giudicare il valore di un uomo non è il suo comportamento ma l'essere ebreo piuttosto che ariano, il padre di Hans ha dimostrato valore in guerra e rettitudine morale in ogni ambito della sua vita ma è ebreo e quindi feccia.Nel secondo romanzo "Un anima non vile" viviamo la stessa vicenda raccontata dalle lettere di Konradin all'amico, mentre attende di essere giustiziato per tradimento. Scopriamo come un ragazzo di 16 anni potesse essere alieno a tutto quello che stava accadendo nel suo paese a livello politico ma soprattutto come la sua mente ancora non corrotta non riesca a concepire la persecuzione razziale. Il terzo romanzo cambia il protagonista che è Simon Elsas, un ex avvocato fuggito in America allo scoppio della guerra e rientratovi 20 anni dopo. E' il romanzo che mi ha più colpito perchè l'autore riesce a rendere splendidamente il senso di alienazione, di repulsione, di estraneità di un uomo verso il suo paese e il suo popolo, due cose che dovrebbe amare sempre e comunque, ma ai quali non perdona l'abominio compiuto. L'incontro casuale con una persona che lo coinvolge in una rimpatriata tra vecchi amici da il via a quelle che sono tra le pagine più dure contro il nazismo, il monologo di Simon e le reazioni dei suoi commensali sono la descrizione di un'epoca e dei limiti di un popolo, ma soprattutto pagine di alta letteratura . Si tratta di tre romanzi brevi ma , come parafrasando uno dei personaggi , Uhlman come Simon è un pittore, non usa spazio a sproposito, fa stare nei margini della tela tutto quanto vuole raccontare e lo fa non col pennello ma con una penna di alto valore. Bellissimo