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La cattedrale del mare
 
La cattedrale del mare 2020-06-16 07:52:11 Liv
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Liv Opinione inserita da Liv    16 Giugno, 2020
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Non esiste Bene o Male che sia assoluto

“La cattedrale del mare” è un romanzo di Ildefonso Falcones, ambientato nella Barcellona del XIV secolo.

Le vicende narrate riguardano l’intera vita del protagonista, Arnau Estanyol, e vanno di pari passo con quelle della costruzione della Cattedrale di Santa Maria del Mar (le pagine riservate alla posa della prima chiave di volta della chiesa sono davvero ben riuscite, si resta col fiato sospeso, come si fosse presenti, finché la pietra non raggiunge la posizione corretta).
Seguiamo di entrambi nascita, crescita, cadute, riprese, compimento: Arnau è un uomo del popolo e la cattedrale sarà la chiesa del popolo, i loro destini appaiono fin dal primo incontro legati a doppio filo.

La storia è molto ricca di eventi e personaggi ma si segue bene perché le descrizioni e i dialoghi danno al lettore tempo e modo per calarsi nelle situazioni e familiarizzare con volti e caratteri.

Il romanzo si sostiene sulla forza dei contrasti: il lettore verrà continuamente posto davanti ad alternative in cui si sentirà chiamato a schierarsi e sarà un’impresa che difficilmente gli riuscirà.
Subire un affronto e vivere o ribellarsi e morire? Lo stesso padre di Arnau, Bernat, sceglierà prima una cosa e più avanti nel romanzo un’altra: avrà considerato il primo un errore o semplicemente la seconda volta avrà sentito meno ragioni e responsabilità nel sopravvivere a un’ingiustizia?
Salvare una moglie o un figlio? Abbandonarsi ad un amore dolce o passionale? Aderire a una guerra d’armi con baldanza ma rifuggire una guerra di sentimenti? E in tal caso si è coraggiosi o vili?

In questo romanzo non manca la questione della schiavitù e anche per questo argomento che, lapalissianamente, non prevedrebbe due facce della stessa medaglia, l’autore è in grado di mostrarci quanto ogni giudizio possa restare sospeso, o comunque debba essere contestualizzato: Arnau aborrisce il commercio degli schiavi ma, indirettamente e a sua insaputa, sarà ciò che gli salverà la vita, rivestirà cioè una funzione salvifica.
Inoltre ci destabilizza constatare che la libertà ha importanza e confini che ciascuno determina per sé -incontreremo uno schiavo affrancato che pagherà per la libertà di un altro schiavo, gli donerà del denaro che questi però sperpererà tornando a vendere la propria libertà per la sopravvivenza - o che la schiavitù possa essere una condizione non imposta, infatti la sceglie liberamente Sahat e le sue motivazioni non saranno difficili da comprendere.
Sahat è forse il personaggio che più è rappresentativo dello spirito del libro: una vita da schiavo, da falso convertito, da uomo di fiducia che però opera alle spalle del suo padrone, eppure così leale…

Ed ecco il punto: se c’è un motore positivo delle vicende dei nostri protagonisti questo non è l’amore che, anzi, spinge molti di loro a danneggiare gli amati, ma la lealtà. Non importa che cammino ondivago tra Bene e Male compiranno le azioni animate dallo spirito di lealtà, saranno le sole che ci faranno respirare un senso di giustizia (invito il lettore a ripensare a questa considerazione quando incontrerà un servo che per lealtà a una buona padrona sfiderà un inquisitore).

Non c’è assolutamente buono né assolutamente cattivo nemmeno nella fede: Arnau troverà in essa la sua massima consolazione e trarrà da essa la sua massima forza ogni volta che si rivolgerà alla Vergine del Mare, ma sempre dalla sua religione gli giungerà il massimo tormento quando l’Inquisizione deciderà di processarlo.

Tutto il romanzo è un invito all’empatia, al cercare di comprendere gli animi dei personaggi perché, come ci ricorda il titolo dell’ultima sezione del libro, la loro evoluzione li conduce a essere comunque servi di un destino, al di là del Bene e del Male.

Aggiungo, infine, una riflessione su due temi che permeano l’intero romanzo: la condizione della donna e delle comunità ebraiche. Gli episodi che narrano di umiliazioni, abusi, calunnie, vorremmo tanto relegarli al barbaro mondo medievale che ne fa da sfondo ma perché li avvertiamo così attuali? Perché leggere della società che condanna una donna giovane e sana che non si sposa e mette al mondo dei figli, non ci puzza di idea marcia? Perché nel seguire la folla di Barcellona che assalta il ghetto accusando gli ebrei di aver ucciso Gesù Cristo ci par di sentire anche l’eco di migliaia di moderni scarponi militari? Quanto Medioevo ci portiamo dentro?

Il romanzo è consigliato per quanti non hanno paura di dubitare e di ascoltare le ragioni degli altri; fortemente sconsigliato per chi ha sole certezze nella vita.

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Commenti

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Secondo me i libri che lasciano dubbi e fanno riflettere hanno assolto gran parte del loro compito! Bella recensione. Sono rimasta a Follett, mi manca Falcones anche se lo avevo adocchiato molto tempo fa...
In risposta ad un precedente commento
Liv
17 Giugno, 2020
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Grazie per il commento positivo. Ho letto "I pilastri della Terra" troppo tempo fa per poter fare un confronto dettagliato con questo romanzo di Falcones, ma ricordo benissimo l'atmosfera buia, umida e fangosa del libro di Follet, uno sfondo perfetto nel quadro con protagonista una cattedrale gotica inglese.
Ne "La cattedrale del Mare", invece, c'è più contrasto tra luce e oscurità; lo stile architettonico gotico mediterraneo è un'altra cosa rispetto al suo fratello maggiore anglosassone: non ne raggiunge le vette ma questo limite si traduce nel permettere al visitatore, che non si sente schiacciato, un respiro più ampio. Questa lettura è stata davvero per me un continuo "sì, però..." "è vero, ma..."
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