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La vendetta è un piatto che si serve freddo
“I colori dell’incendio” è il secondo romanzo di una trilogia di Pierre Lemaitre, che segue le vicende di una famiglia della grande borghesia francese dai primi del novecento. Mentre “Ci rivediamo lassù” è una lettura più impegnativa, che affronta il tema della guerra e delle sue conseguenze nel pubblico come nel privato, qui la vicenda si dipana nell’ambito familiare, pur esprimendo tacitamente considerazioni sulla politica, sulla società, sui mezzi di informazione.
Al centro della storia è Madeleine che assiste al tentato suicidio del figlio di otto anni proprio nel giorno dei funerali del nonno. La tragedia colpisce Madeleine quando è assolutamente impreparata a gestire l’ingente patrimonio lasciatole dal padre. Per necessità dunque si affida a chi le sta più vicino e di cui si fida. L’avidità, tuttavia, trasforma le persone che ha intorno che non esitano a tradirla. Ridotta quasi alla miseria, Madeleine è costretta a ridimensionare il suo stile di vita mentre vede prosperare chi l’ha tradita. Escogita così una serie di espedienti per mettere in atto una vendetta feroce.
È un mezzo efficace per portare avanti una critica sul sistema politico troppo spesso incline a compromessi disonesti, efficace per mettere in risalto la frequente mancanza di scrupoli di certa informazione sempre a caccia di scoop a fini personalistici e scandalistici, efficace inoltre per sottolineare quanto sia sempre stata diffusa in ogni epoca la pratica dell’evasione fiscale da parte di chi possiede ingenti patrimoni. Il tutto sullo sfondo dell’ascesa del nazismo in Germania e dello stabilizzarsi del fascismo in Italia.
Un romanzo assai scorrevole, di piacevole lettura, pur non essendo forse all’altezza del primo.
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