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La baia
 
La baia 2020-05-05 16:49:58 pierpaolo valfrè
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4.8
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Contenuto 
 
5.0
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5.0
pierpaolo valfrè Opinione inserita da pierpaolo valfrè    05 Mag, 2020
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Le radici degli Stati Uniti d'America

Terminate le 920 intense pagine (o 1.234, a seconda dell’edizione) di questa grande storia, avrei voluto leggerne di più.
Il premio Pulizer James A. Michener ci racconta quattro appassionanti secoli di vita del Chesapeake, la baia che si estende tra il Maryland e la Virginia, sulla costa orientale degli Stati Uniti d’America. I dettagli storici, naturalistici, socio-demografici e sugli aspetti di vita quotidiana degli abitanti di questa terra sono il frutto di una lunga e minuziosa ricerca e soprattutto di due anni di soggiorno sul posto, durante i quali l’autore ha conosciuto e collaborato con i maggiori esponenti della cultura locale.

Attraverso le vicende di alcune famiglie immaginarie ci sembra di cogliere un po’ l’anima di questo grande popolo, di riconoscerne le radici e di osservare le modalità con cui si è forgiato il carattere di una nazione. I cattolici Steed ne rappresentano l’aristocrazia colta e danarosa, dai nobili ideali, buone maniere e innato senso degli affari (il Maryland fu fondato dal cattolico Lord Baltimore, per concessione di re Carlo I d’Inghilterra e dunque, a differenza di altre colonie, fu inizialmente popolato da una forte componente cattolica). I quaccheri Paxmore ne interpretano invece la coscienza critica, la laboriosità, la frugalità e l’attitudine al rigore morale. Poi vengono i Turlock, che più di tutti incarnano l’uomo del Nuovo Mondo: l’origine è ai livelli sociali più bassi della vecchia Inghilterra, furfanti, ladruncoli, servi a contratto, miserabili che vengono scaricati oltre oceano per ripulire la madrepatria e diminuire le bocche da sfamare. Qui rimarranno sempre sostanzialmente “uomini delle paludi”: scaltri, rozzi, resistenti, dediti ad ogni tipo di promiscuità, privi di ogni morale, con una vitalità ed un istinto di sopravvivenza senza eguali, e soprattutto ferocemente determinati a difendere la propria libertà. Abbiamo poi gli irlandesi Caveny, fuggiti dalla fame, importati come manovalanza a basso costo e i cui connazionali sono in gran parte destinati a diventare maestri di scuola, poliziotti e funzionari pubblici. Last, but not least, vengono i neri Cater, che seguiamo dall’epoca dello schiavismo fino a quella dei ghetti, delle discriminazioni e delle successive ribellioni.

Il romanzo, scritto nel 1978, finisce negli anni immediatamente successivi al caso Watergate, e rappresenta un’occasione per sfogliare l’album di famiglia: dagli indiani che popolavano la baia prima dell’uomo bianco all’arrivo dei primi coloni, dalla guerra d’indipendenza alla guerra di secessione, dalle navi negriere alla lunga marcia dei neri d’America, dalla coltivazione del tabacco alle operazioni immobiliari. Alcuni ritratti sono davvero indimenticabili.
Ma come in tutte le foto ricordo, i luoghi sono altrettanto importanti. Bellissime pagine sono quindi dedicate all’aspetto naturalistico di questa baia scavata dal fiume Susquehanna, nella quale le acque dolci portate dai fiumi si mescolano con le acque salate dell’oceano, in un delicato equilibrio favorevole alle ostriche e ai gamberi. Il clima temperato della sua sponda orientale accoglie ogni autunno enormi stormi di oche provenienti dal Canada settentrionale. Le sue zone umide ospitano aironi, falchi pescatori, tartarughe e topi muschiati. Le sue dune argillose franano e risorgono dalle acque a distanza di migliaia di anni.
Da questa prospettiva, anche la grande battaglia che qui si svolse il 5 settembre 1781 tra la flotta inglese dell’ammiraglio Graves e quella francese guidata dal conte de Grasse, e che fu decisiva per la nascita dei futuri Stati Uniti d’America, sembra un semplice soffio di vento, un piccolo granello di sabbia, velocemente inghiottito da forze immensamente superiori.

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Commenti

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Una segnalazione, Pierpaolo : non conosco assolutamente l'autore.
Un libro che dopo aver letto la tua recensione mi ispira molto. Grazie per il consiglio.
Federica
@Emilio @Federica: grazie a voi dell'attenzione!
Ho scoperto che è un classico, purtroppo dimenticato. Ha pubblicato 47 opere, vendendo decine di milioni di copie. Con il suo primo romanzo, nel 1948, ha vinto il Premio Pulizer. Di lui ho letto solo La baia e lo considero un grande narratore che però è molto attento all'attendibilità dell'ambientazione e della ricostruzione storica. Te accorgi per la padronanza con cui entra anche in aspetti minuti come la tecnica di costruzione delle imbarcazioni o le modalità di pesca, le caratteristiche della fauna e della flora etc. Lo fa senza sfoggio di erudizione, come fanno alcuni contemporanei che rovesciano piattamente nelle pagine le loro frettolose ricerche fatte su internet. Si capisce che c'è tanta ricerca dietro. Per me è stata una scoperta molto interessante. Non aveva, credo, ambizione di fare letteratura "alta", ma piuttosto intrattenimento colto. Con innumerevoli ponti e spunti per altre letture. Io ad esempio, mi sono ripassato tutta la storia americana
:-)
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