Dettagli Recensione
La leggenda di un amore assoluto
“La canzone di Achille” è il romanzo d’esordio della docente di lettere classiche americana Madeline Miller , è stato pluripremiato e tradotto in ben 25 lingue. In Italia è stato tradotto nel 2013 da Sonzogno.
Ho deciso di leggerlo non per i premi letterari e né per il successo internazionale, -non sono mai stati i miei parametri di elezione- ma solamente e semplicemente perché avevo letto “Circe”, il secondo romanzo della Miller, pubblicato in Italia l’anno scorso ed ero rimasta profondamente colpita e deliziata dallo stile della scrittrice, che in quel caso aveva saputo unire magicamente la rigorosità e l’erudizione del mito ad una scrittura fluida e scorrevole.
“La canzone di Achille “ mi ha tenuta incollata alle pagine, l’ho letta con grande voracità, in due giorni appassionati, perché la Miller sa rendere avvincenti le storie, c’è poco da fare, in questo ha un talento che sicuramente le permetterà di scrivere altri bellissimi romanzi di successo, ma...non mi ha convinta come in “Circe”.
In questo romanzo d’esordio c’è secondo me qualche forzatura del mito e delle sue varianti che non avevo trovato nel più ligio “Circe”, che pur , come in questo, ha riscattato dalle tenebre una figura “minore” dei poemi omerici.
Un certo non so che di libri che oggi vanno tanto di moda, il genere “young adult” (con tutto rispetto per il genere, ribadisco), permea quasi mezzo libro, per la precisione, la prima parte: Achille e Patroclo, un’amicizia nata in tenera età che esplode in passione in adolescenza, contrastata da figure adulte (fortemente dalla terribile e possessiva madre del “divino”, Teti e in maniera più blanda, dal padre di lui, Peleo e il centauro Chirone, che fa da tutore/insegnante ai due giovani sul monte Pelio). Gli ingredienti per quel genere ci sono tutti, unisci la parte più “fantasy” dovuta al mito (il centauro e le erbe magiche, una pallida e insinuante ninfa marina che non risparmia parole amare e sguardi sprezzanti a Patroclo) ed ecco il grande best seller dell’età contemporanea. Delicatissima e sensuale la penna della Miller (le va riconosciuto) quando con pochi tratti magici carica progressivamente le scene di passione.
Questa caratteristica manca in “Circe”, ad esempio, che è un romanzo dalla tematica fortemente femminista e, nonostante le fugaci storie d’amore che la maga ‘dalla voce umana’ vive, manca la passione, il fuoco dell’amore assoluto che lega Patroclo ed Achille, uniti anche nella morte (spoiler, ma si sapeva, è il mito).
“Lo riconoscerei anche solo dal tocco, dal profumo; lo riconoscerei anche se fossi cieco, dal modo in cui respira, da come i suoi piedi sferzano la terra. Lo riconoscerei anche nella morte, anche alla fine del mondo”.
Nella storia raccontata non manca nessun episodio importante del mito dei due protagonisti: dal travestimento di Achille tra le figlie di Licomede, re di Sciro, al figlio di Achille avuto dopo due notti di passione forzata con la principessa Deidamia.
La Miller però per rafforzare il legame tra Achille e Patroclo , rende Achille totalmente refrattario alle dolcezze del corpo femminile, per cui, mentre nel mito qualche scappatella sull’altro “versante” l’eroe se la concede, qui Achille ricorda piuttosto l’erede sumerico Gilgamesh che osa rifiutare l’amore della dea Ishtar, dicendole “cosa potrei darti dopo averti posseduta? Tu sei un forno che non sa sciogliere il ghiaccio”.... (Epopea di Gilgamesh, Adelphi).
La seconda del parte del libro parla della preparazione alla guerra di Troia e una buona parte della guerra, dopo la morte di Patroclo, viene portata a termine in maniera abbastanza snella e veloce. Questo non è il libro della guerra di Troia, nonostante alcuni personaggi siano ben delineati come il fiero ed orgoglioso Agamennone, l’astuto Odisseo, la dolcissima Briseide.
È la canzone dell’amore assoluto, omosessuale -ben accettato presso i Greci, ma fino all’adolescenza, dopo ci si aspettava che l’uomo prendesse moglie (come ci ricorda la Cantarella nel suo bellissimo libro “Secondo natura, bisessualità nel mondo antico”)- tra un mite Patroclo ed un doratissimo, fulgido Achille. Un’altra pecca della storia: la riduzione di Patroclo ad un’appendice del principe di Ftia, Achille. Totalmente inetto al combattimento e portato invece al supporto medico del campo greco, Patroclo ha sempre bisogno della protezione di Achille. Ma....ci sono delle sorprese...ci sono degli escamotages geniali che, a chi come me non sopporta rielaborazioni troppo libere del mito, possono piacevolmente sorprendere.
Narrato in prima persona da Patroclo dalla prima all’ultima pagina , in carne e...anche in spirito.
Indicazioni utili
Interessante il parallelismo amicizia/amore Gilgamesh-Enkidu nell’epica sumera, L’epopea di Gilgamesh.
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