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Il ragazzo
 
Il ragazzo 2020-04-17 12:19:45 68
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68 Opinione inserita da 68    17 Aprile, 2020
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Una vita

Francia, secolo scorso, inizia l’ Odissea di un ragazzo senza nome che un giorno qualcuno chiamerà Felix, completamente solo dopo la scomparsa della donna che l’ha concepito.
Il ragazzo non conosce il significato della parola madre perché mai, nel corso della sua esistenza, lei gli ha narrato una filastrocca e lo ha cullato, eppure oggi ne avverte l’ assenza.
Muto, ignora l’ esistenza di altri uomini, pochissimi i suoi contatti con la civiltà, senza la minima cognizione di anima, eppure in lui qualcosa si schiude, qualcosa che lo interroga e lo disarma.
Un giorno, poco dopo l’ inizio del viaggio, incontrerà degli umani, è allora che vorrà vedere, sapere, conoscere, seguire altre vite, frequentare i suoi simili, divenire uno di loro.
Si donerà, gratuitamente, alimentato da una grande sete di apprendimento e di riconoscimento, ma verrà sfruttato, deriso, allontanato, considerato altro, costretto a fuggire senza una colpa evidente.
Conoscerà il vero senso dell’esistenza, devastazione in quantità e qualche incontro, fino al crepuscolo della vita quando riterrà opportuno separarsene, aspirando nuovamente alla solitudine.
Pochi intimi tracceranno i suoi giorni, Brabek, l’ orco dei Carpazi, un lottatore deforme dal grande cuore che gli parla di lotta e amore e quella che diventerà la sua famiglia, Gustavo ed Emma, padre e figlia. Lui un pomologo belga amante dell’ arte che vive nel doloroso ricordo dell’ adorata moglie Laurie, lei una affascinante e romantica primadonna, insegnante di pianoforte ed aspirante scrittrice; ne diverra’ figlio, amico, fratello, l’ amore di una vita.
Emma non vuole falsare e snaturare la personalità del ragazzo, affascinata dalla singolarità del suo mondo e da una mente che desidera salvaguardare e che vorrebbe continuasse a vivere fuori dai precetti e dalle regole.
I due saranno liberi di gustare l’ essenziale, l’ amore, l’ arte e Parigi, lei dona, lui prende, finiranno con l’ amarsi, perché il loro è certamente amore.
Il ragazzo assapora parole e frasi che risuonano e restano nella sua memoria, le ripete e le riformula a modo suo, muto, incerto: un ...” misero mimo approssimativo “.... Gli manca la parola, parla da solo e senza emettere alcun suono.
Lei è la vita, la sua sola speranza, ed allora Felix vorrebbe che il loro amore durasse per sempre, atteso da quattro anni di pace e felicità, un principio di identità, scalando la montagna della civiltà per raggiungerne la vetta prima della discesa agli inferi.
D’ improvviso la guerra, terrore, solitudine, paura, rimorso, il ragazzo trasformatosi in un Angelo della Morte che uccide all’ arma bianca, mentre il suo mutismo va coprendosi di mistero. Li’, nelle trincee e nei luoghi della battaglia, si sprigionano la violenza più devastante ed il coraggio più vero.
Un giorno, quando tutto sarà finito, imbrattato dalle ferite del corpo e dell’ anima, per riprendere a vivere ci vorranno tempo, pazienza, perseveranza e dolcezza, ma niente sarà come prima, Emma lo specchio sublime, lui un riflesso infame, insieme guarderanno la vita che cambia, il mondo che si trasforma, e si interrogheranno.
I ricordi arrivano e si cancellano, tutto evapora e si dissolve, la moltitudine, l’ umanità intera, la propria umanità, la vita, e per un istante ritornerà la percezione dell’ odore materno mentre ci si rivolge al cielo, di nuovo completamente soli.
Un lungo racconto dalle molte facce quello di Marcus Malte, celebre autore di polizieschi al primo componimento letterario, una prosa elaborata, sovente spezzettata, una trama intessuta da elenchi di fatti storici coevi.
Un incipit che riporta alle atmosfere disperanti di “ Sulla strada “ di Cormac McCarthy per lasciare spazio a connotazioni devianti in romanticismo decadente ed in classiche atmosfere ottocentesche, in particolare nelle relazioni. Senza dimenticare il profondo e crudo realismo bellico pervaso, come tutto il romanzo, da una scrittura tronca, che pare sottrarsi e identificarsi nel prolungato silenzio del ragazzo senza nome.
Una lettura che abbraccia i sentimenti di una vita in una sperimentazione che riporta all’origine, quella solitudine meditata, profondamente diversa dal passato ma ancora condivisa.
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