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La ricamatrice di Winchester
 
La ricamatrice di Winchester 2020-03-14 15:14:12 Mian88
Voto medio 
 
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    14 Marzo, 2020
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Violet

«Violet aveva imparato dalla propria pelle che c’erano perdite a cui nessuna polizza poteva porre rimedio»

È il 1932 quando Violet Speedwell, dattilografa esausta dalla convivenza con la madre vedova, si fa coraggio e decide di trasferirsi a Winchester. Apparentemente il lavoro è il medesimo così come medesima è la ditta per la quale presta il suo servizio, tuttavia, dal momento in cui giunge in questa nuova dimensione per lei tutto cambia. Dal semplice dover gestire quei 35 scellini che in passato riusciva anche a mettere da parte per il domani al dover far sempre più fronte a quell’età che la porta ad essere vista e additata come “signorina”, ogni giorno è una nuova piccola sfida e conquista. È in uno dei tanti giorni in cui è intenta ad ambientarsi che scopre delle ricamatrici ed è in un altrettanto momento di curiosità e d’impeto che decide di iniziare a seguirne le lezioni. Il suo sogno è quello di cucire un cuscino da destinare ai fedeli ma è anche un modo per lasciare parte di sé nel tempo, per lasciare una traccia della sua esistenza in un tempo effimero che se ne va. È in questo contesto che conosce Gilda colei che le presenterà Arthur, il campanaro dagli occhi azzurri e luminosi come schegge di vetro.
Il grande merito di Tracy Chevalier è quello di essere riuscita a ricreare e a descrivere egregiamente quella che è stata la società inglese degli anni ’30 soffermando anche la propria attenzione su quella sempre più presente e dirompente ascesa quale quella di Hitler. Il testo ha un’impronta chiaramente femminile ed è dedicato in particolar modo a questo universo racchiudendo al suo interno molteplici riferimenti al riscatto del gentil sesso ma anche alle condizioni in cui al tempo quest’ultimo viveva. È un inno all’emancipazione, se così si vuol dire, ciò emerge sia dal legame dell’amica Gilda con un’altra ricamatrice che dalla figura della protagonista condannata per non essersi coniugata in quanto reduce della perdita del primo grande amore con il quale doveva sposarsi durante gli anni della Prima Guerra Mondiale. I protagonisti maschili vengono tutti descritti con particolare criticità: il fratellino sopravvissuto Tom (sia il padre che il terzo fratello di Violet sono venuti a mancare e dal lutto le due donne della casa mai si sono riprese) viene delineato nell’ottica coniugale e pertanto essendo quest’ultimo maritato e padre vive la “sorellona” come un peso rischiando di doversela prendere in carico quando questa non sarà più autosufficiente (addirittura preferisce prendere in casa la mamma, donna dalla simpatia discutibile), i campanari sono raffigurati come figure di relativa sostanza culturale quanto più che altro come uomini rozzi e dai modi rudi, Jack Wells rappresenta ancora l’uomo che ritiene di detenere la supremazia sulla donna e pertanto finisce con il ricoprire il ruolo di naturale antagonista di Arthur, quest’ultimo, infine, assume le vesti di eroe che fa battere il cuore ma lascia perplessi circa la propria integrità morale.
Nel complesso il testo è godibile e accattivante, incuriosisce per la ricostruzione storica e per l’essere riuscito a descrivere con grande dovizia gli aspetti più ipocriti e i tanti pregiudizi della società inglese del tempo. Unica pecca che ho riscontrato sono state delle imprecisioni nel testo (ad esempio a pagina 28/29 la protagonista asserisce di dover saltare il pranzo per andare al cinematografo, a pagina 69 è la cena) o una eccessiva prolissità in alcuni punti. Il finale mi ha fatto pensare anche alla possibilità di un secondo capitolo dedicato alle avventure di questa interessante eroina.
In conclusione, una bella lettura adatta a chi desidera trascorrere qualche ora lieta con un testo non troppo impegnativo ma nemmeno indimenticabile.

«La signora Pesel aveva ragione: insegnare agli altri aiutava a imparare, perché le domande degli allievi ti costringevano a riflettere su come facevi le cose, e a comprendere perché andavano fatte in quel modo.»

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Interessante recensione, Maria. Questo libro, dunque, risulta ben ridimensionato. Ho letto opinioni assai favorevoli, ma dubitavo si trattasse di "Guerra e pace" , per usare un eufemismo.
Comunque al momento non conosco la nota autrice, e penso che forse non meriti quella priorità degli scrittori 'imperdibili' .
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Mian88
16 Marzo, 2020
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Grazi Giulian ;)
In risposta ad un precedente commento
Mian88
16 Marzo, 2020
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Caro Emilio, non ho letto tutto di questa autrice ma quei due o tre titoli che ho avuto modo di conoscere mi fanno pensare che non sia molto incline alle tue corde. Anch'io mi ci sono sempre avvicinata relativamente per questo motivo. Sicuramente no, non è una delle autrici imperdibili che restano nel cuore.
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