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Facciamo volare in alto gli aquiloni
Chi conosce Romain Gary sa cosa aspettarsi dai suoi libri: contenuti importanti, mai banali, accompagnati da una narrazione quasi favolesca. Gary è un autore che riesce ad attirare l’attenzione di ogni lettore, quasi come se si trattasse di un bambino al quale raccontare una storia. Questo romanzo scorre su due colonne portanti: da una parte troviamo l’amore totalizzante vissuto dai due protagonisti, il giovane Ludo - che vive in un paesino della Normandia con lo squinternato zio Ambroise costruttore di aquiloni- e l’affascinante Lila aristocratica polacca che sogna in grande, un amore che nasce nell’infanzia e prosegue per tutta la vita, al di sopra di ogni ostacolo (“Se tu ami veramente qualcuno o qualcosa, dagli tutto quello che hai e anche tutto quello che sei, e fregatene del resto..”). Dall’altra invece parla della guerra raccontata dal punto di vista dell’occupazione tedesca della Francia durante il secondo conflitto mondiale, concentrandosi in particolare sul tema della resistenza armata, aspetto noto all’autore complice anche la sua esperienza personale vissuta nella resistenza francese. Gary dimostra di conoscere alla perfezione le crudeltà dell’animo umano in queste condizioni (“Si dice che la cosa più tremenda del nazismo sia il suo lato disumano….questo lato disumano fa parte dell’umano), ma allo stesso tempo non perde quel suo tratto caratteristico di artista sognatore, alimentando il sentimento della speranza. Emblema di questa speranza che non muore mai sono gli aquiloni di zio Ambroise, quelli costruiti con l’effige di De Gaulle ad esempio o degli illuministi francesi, che dovrebbero volare alti nel cielo tendendo al blu ma che le autorità naziste vietano in quanto “…temono questi segni in cielo, temono un codice, uno scambio di messaggi…dei segnali ai partigiani”. La speranza per Gary è la forza che spinge a non perdersi d’animo e difendere quello che hai di più caro. Per il giovane Ludo prende forma nella necessità di sopravvivere per “L’unica ragione di vita” che lo contraddistingue, l’amore per Lila e la possibilità di ritrovarla e sposarla a guerra conclusa, mentre per Marcellin Duprat si concretizza nella difesa della cucina francese, affinchè il “Clos Joli”, rinomato ristorante della zona e di cui è proprietario, continui a tenere alto lo stendardo della gastronomia locale. La difesa delle proprie radici e della patria passano anche per la protezione delle eccellenze culinarie del territorio, magari servendole agli ufficiali nazisti occupanti.
Nonostante le brutalità della guerra accompagnino la narrazione del romanzo l’autore ci invita a guardare la vita con la fantasia dei bambini in quanto “Non vale la pena di vivere nulla che non sia un’opera di immaginazione, sennò il mare sarebbe soltanto acqua salata”. Solo con questa fervida immaginazione infatti si potrà agire con cognizione di causa e con la speranza che gli aquiloni “Un giorno saranno liberi di salire di nuovo molto in alto nel cielo e correre all’inseguimento dell’azzurro”.
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Non ho mai letto il famoso autore, in seguito all'idea che dei suoi libri mi son fatto con la lettura del magnifico "Anime baltiche" di Brokken, dove si parla anche di Gary ; non se ne parla in modo negativo, ma ne ho percepito la sensazione che l'autore non faccia per me.