Dettagli Recensione
Coraggio femminile
Dopo la prima guerra mondiale, in Inghilterra come in ogni altro Paese coinvolto dal conflitto il numero delle donne superava di gran lunga quello degli uomini. Questo romanzo, che descrive la società inglese fra gli anni ‘20 e ‘30, è quindi prevalentemente femminile, non solo perché la protagonista è una donna, non solo perché si aggrega ad un circolo di sole donne dedito ad una attività per lo più femminile, ma anche perché la figura della donna esce assolutamente vincente su quella maschile. Le uniche figure maschili totalmente positive sono quelle dei defunti (il padre e il fratello di Violet); le altre o sono del tutto marginali nel racconto o hanno comportamenti discutibili: a parte lo stolker Jack Wells, che assume il ruolo di antagonista, il campanaro Arthur, con tutti i suoi modi rispettosi e generosi, non brilla per integrità, se si pensa che, pur essendo sposato, ha sedotto una donna molto più giovane, limitandosi a qualche lacrimuccia e a quattro scampanate quando ha saputo di essere diventato padre, guardandosi bene dall’occuparsi concretamente della faccenda. Anche il fratello di Violet, Tom, dietro ai suoi modi affettuosi e ad una apparente complicità con la sorella, nasconde un atteggiamento per lo più maschilista, dando per scontato che ad occuparsi della vecchia madre dovrebbe essere lei.
Il vero esempio di coraggio lo dà la protagonista, quando decide di lasciare la città di origine nonostante l’opposizione della madre e, più subdola, del fratello e quando affronta le malignità e il disprezzo altrui, per la sua scelta di vivere da sola, di fare escursioni solitarie, di affrontare senza peli sulla lingua il suo datore di lavoro, di essere amica e persino convivente di due lesbiche, di essere una madre senza marito.
Il racconto è piacevole e accattivante; le figure rappresentate hanno tutte contorni sfumati che le rendono realistiche e umane; ho trovato molto interessanti i dettagli circa l’arte campanaria (e credo che anche quelli sul ricamo possano soddisfare chi se ne intende).
La società inglese tra le due guerre, con tutti i suoi pregiudizi e le sue ipocrisie, è decisamente ben descritta e, a dirla tutta, anche molto attuale.
Nel complesso un testo di buono spessore.
Commenti
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Condivido pienamente quanto hai scritto in questa tua bella recensione, identico voto!
Anche per me è stato il primo romanzo della Chevalier. Perfettamente d'accordo anche sulla valutazione delle figure maschili del romanzo: nemmeno Arthur ne esce bene, essendosi comunque comportato da vigliacco.
PS Invito anche Giuliano a leggere quel capolavoro
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