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Briseide
Chi non conosce il racconto della guerra di Troia anche se di fatto siamo tutti un poco abituati a ricordarla per quella versione tramandata dai greci e in cui protagonista indiscusso fu il genere maschile? Grande merito di Barker è dunque quello di aver cercato di dar voce alle donne, alla loro posizione, alla loro sconfitta e alla loro vittoria. Un esperimento molto interessante che trova la sua degna e giusta protagonista in Briseide, regina di Lirnesso e che da qui si snoda ripercorrendo quella strada che abbiamo tutti almeno una volta nella vita solcato nei nostri anni di lettura e di studi.
La narrazione, dunque e per effetto, non può che avere inizio con l’assedio da parte degli achei della città di Lirnesso, alleata di Troia e primo teatro dove ha luogo l’uccisione di tutti gli esponenti del sesso maschile dai greci. Briseide è il trofeo, al contempo la schiava di Achille. Ancora, è una sopravvissuta.
E pagina dopo pagina le vicende scorrono, si susseguono, sono le donne a dettare i tempi, ad ergersi con la loro presenza. Tutto in perfetto parallelo a quello che è il mito; riconosciamo voci e attori, eroi astiosi e iracondi, altrettanti dittatori privi di raziocinio, figure che trovano la loro espressione nel ricordo e nella memoria e che si riconducono alla figura per eccellenza della prigioniera perfetta.
Tuttavia la lettura non è riuscita completamente a coinvolgermi. Oltre ad aver riscontrato qualche errore nella ricostruzione o comunque alcune imprecisioni, il fatto di non staccarsi completamente dall’originale fa sì che chi legge non riesca a farsi totalmente travolgere dalle emozioni e dalle vicende, anzi. Se a ciò si aggiunge la presenza di qualche prolissità in eccesso, il risultato è quello di un testo che perde di intensità man mano che prosegue e che fatica a farsi ultimare.
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