Dettagli Recensione

 
La notte
 
La notte 2020-01-27 01:41:39 Laura V.
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Laura V. Opinione inserita da Laura V.    27 Gennaio, 2020
Top 50 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Memoria è sempre, memoria è vita!

Pubblicato nel 1958, “La notte” è uno di quei libri che dovremmo leggere non soltanto nel periodo a ridosso della Giornata della Memoria del 27 gennaio, ma in tutto l'arco dell'anno. Memoria è sempre, si potrebbe dire parafrasando Primo Levi.
Libri come questo di Elie Wiesel (1928-2016), premio Nobel per la Pace nel 1986, sono stati scritti proprio a imperitura memoria della tragedia causata da un male annidato subdolamente tra le pieghe della mediocrità e, come disse qualcuno, della banalità più sconcertanti. Un male che, in verità, non è mai stato debellato e contro il quale il solo antidoto può essere quello di coltivare la memoria poiché – come ha affermato anche di recente Tatiana Bucci, un'altra superstite della Shoah – “memoria è vita”.
Wiesel era adolescente quando, nel corso del secondo conflitto mondiale, quel male piombò addosso a lui e alla sua famiglia, così come a tutti gli ebrei della cittadina transilvana di Sighet. Dapprima fu il ghetto, poi il lungo e difficile viaggio a bordo di un convoglio di carri bestiame verso l'ignoto; infine Auschwitz-Birkenau e Buchenwald. E la notte, pesante, agghiacciante, infinita, calò sulla vita di uomini, donne e bambini, inermi fuscelli in balia d'un vento vigliacco e assassino.

“Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.”

“La notte” non è un testo che si possa raccontare: non esistono parole adeguate né sufficienti, neppure scavando nel profondo del vocabolario del cuore, per descrivere l'orrore di queste pagine. Occorre leggerle, queste pagine, lasciandosi avviluppare da paura, freddo, fame, anche se non riusciremo a comprendere mai fino in fondo il loro significato autentico sullo sfondo di un mattatoio come quello, dove un figlio può arrivare ad abbandonare il proprio padre, o a ucciderlo per una briciola di pane, e Dio assume le sembianze di un bambino agonizzante appeso a una forca.
La scrittura di Wiesel, lucida, coraggiosa, arida ormai di lacrime, non risparmia niente al lettore di ciò che viene raccontato, ma di certo molto ha taciuto. Essere un “eletto di Dio – come lo definisce lo scrittore François Mauriac nella sua prefazione – […] nutrito di Talmud, […] consacrato all'Eterno” non conforta il giovanissimo Elie dinnanzi a una tragedia come quella dell'Olocausto e la millenaria e incrollabile fede dei padri sembra volare via, impotente, al pari delle volute di fumo che escono dai crematori. È la stessa fiducia nell'uomo che sembra svanire.
Viene da domandarsi che cosa la Storia, quella Storia, abbia insegnato alla nostra umanità malata d'onnipotenza se ancora oggi, a distanza di oltre sette decenni dall'arrivo dei sovietici ad Auschwitz, qualcuno osa sbefeggiare quel macabro simbolo con t-shirt che non dovrebbero nemmeno essere mai state pensate o, come ci racconta la fresca cronaca di questi giorni, su alcune porte si scrive Juden vigliaccamente. Nemmeno le comitive in pellegrinaggio a Predappio ci porteranno lontano, né l'intitolare vie nelle nostre città ai firmatari di manifesti della razza di cui si cerca di riabilitare la memoria agli occhi della società attuale, tutti sintomi che, semmai, ci stanno già facendo scivolare negli abissi più truci di quella Storia che avrebbe dovuto esserci maestra. Ma il passato insegna sempre, siamo noi pessimi allievi; noi che, nessuno escluso, tendiamo a ripercorrere strade sbagliate, considerato tutto quel che è accaduto dal '45 a oggi, reiterando genocidi e pulizie etniche in giro per il mondo. Dunque, i Wiesel, i Levi, le Frank e tutti gli altri hanno lasciato invano la propria tragica testimonianza? Soprattutto in tempi come questi in cui, dati alla mano, non solo l'antisemitismo è vivo e vegeto, ma l'intolleranza si estende a macchia d'olio contro diverse categorie a guisa di capri espiatori, la Giornata della Memoria deve per davvero cadere ogni giorno dell'anno affinché si levi sempre la voce a difesa di qualcuno e non si rischi così di assistere a rastrellamenti lenti e silenziosi nei nuovi ghetti del pregiudizio e dell'ignoranza. Altrimenti, un giorno, quando verranno infine a prendere anche noi – per citare un altro testo ben noto – non resterà nessuno a protestare.

*N.B.: le cinque stelle attribuite alla "piacevolezza", ovviamente, non significano che la lettura sia stata piacevole, ma prendono atto di un libro "bello" nella sua altissima drammaticità.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
230
Segnala questa recensione ad un moderatore

Commenti

12 risultati - visualizzati 1 - 10 1 2
Ordina 
Per inserire la tua opinione devi essere registrato.

Grazie, Laura, per le tue parole che ci ricordano che non bisogna mai abbassare la guardia contro l'intolleranza che subdolamente, sotterraneamente, continua a circolare in mezzo a noi. Libri come quello che hai recensito sono sempre necessari come l'aria che respiriamo.
In risposta ad un precedente commento
Laura V.
27 Gennaio, 2020
Segnala questo commento ad un moderatore
Grazie a te, Giulio, per aver letto queste mie righe. Giusto, mai abbassare la guardia, altrimenti la banalità del male prenderà il sopravvento! :(
siti
27 Gennaio, 2020
Ultimo aggiornamento:
27 Gennaio, 2020
Segnala questo commento ad un moderatore
Brava Laura! Felice che tu lo abbia letto, meno conosciuto di quello di Levi, è sicuramente anche questo uno scritto che deve essere conosciuto da tutti. Le tue riflessioni sono tutte da me condivise, soprattutto quelle sulla gestione della memoria, troppo labile nel nostro Paese.
Recensione più che meritoria Laura; è un giorno che mi mette tanta tristezza e in cui non posso fare a meno di sentire un'infinita vergogna per quello che l'uomo è riuscito a fare.
Interessante la tua recensione, Laura.
Hai fatto bene a richiamare l'attenzione sul senso della valutazione relativa alla "piacevolezza" , da intendersi appunto anche e soprattutto come interesse che suscita un libro. Altrimenti quanti libri degni verrebbero penalizzati! Poi un testo ridanciano spesso è una stupidaggine; quindi, per me noiosissimo.
"Memoria è sempre". Si dimentica spesso e facilmente, purtroppo, anche ciò che andrebbe ricordato ogni giorno. Grazie per le tue parole, Laura.
Rollo Tommasi
28 Gennaio, 2020
Ultimo aggiornamento:
28 Gennaio, 2020
Segnala questo commento ad un moderatore
Non c'è parola che possa, oltre a raccontare, spiegare. Non esistono spiegazioni sul come ci si è arrivati, non esistono spiegazioni sul come si sia protratto così tanto nonostante la sofferenza fosse così palese (e l'assurdità anche). C'è solo da pensare che l'uomo (alcuni uomini) abbia bisogno, per sentirsi un essere "elevato", dell'annientamento di altri uomini. E - fai bene a ricordarlo, Laura - forse non ancora i nazisti, ma l'idea nazista continua ad esistere, in persone che - per scherzo del destino - potrebbero sembrare le più insignificanti a se stesse (o forse comincia proprio così). Qui, nel 2020. L'opposizione concreta a certe manifestazioni d'odio e stupidità è una strada obbligata. Obbligata proprio dalla memoria.
In risposta ad un precedente commento
Laura V.
31 Gennaio, 2020
Segnala questo commento ad un moderatore
Grazie mille, Laura!
In risposta ad un precedente commento
Laura V.
31 Gennaio, 2020
Segnala questo commento ad un moderatore
Grazie, Daniele! Hai ragione: infinita vergogna per quello che è stato... e purtroppo, se si continuerà così, chi ci dice che non possa accadere di nuovo? Anzi, se si pensa alla Bosnia degli anni Novanta, mi sa che è già accaduto... :(
In risposta ad un precedente commento
Laura V.
31 Gennaio, 2020
Segnala questo commento ad un moderatore
Grazie a te, come sempre, Manuela! :)
12 risultati - visualizzati 1 - 10 1 2

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

La vita a volte capita
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il dio dei boschi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il sistema Vivacchia
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Il passato è un morto senza cadavere
Valutazione Utenti
 
4.3 (2)
La mano dell'orologiaio
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)
L'ora blu
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Malempin
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Morte in Alabama
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
La città e le sue mura incerte
Valutazione Utenti
 
3.0 (1)
Per sempre
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Lo spirito bambino
Valutazione Utenti
 
3.0 (1)
Fumana
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

Il fantasma del vicario
La grande fortuna
Sabotaggio
Nuove abitudini
Linea di fuoco
L'ufficio degli affari occulti
Il mago
La moglie del lobotomista
La guerra di H
Il canto di Calliope
L'aria innocente dell'estate
Max e Flora
Rincorrendo l'amore
Giochi proibiti
Il canto di Mr Dickens
I Netanyahu