Dettagli Recensione
La dea dalla voce umana
Ulisse, Agamennone, Achille, e poi di nuovo Ulisse, Ulisse e sempre Ulisse! La letteratura è strapiena di eroi, tutti maschi e sempre gli stessi! Finalmente qualcuno che abbia deciso di riesumare dalle ceneri del tempo, la maga Circe! Finalmente qualcuno che scrive un libro rigorosamente fedele alla mitologia, adatto anche ai non addetti ai lavori.
Un libro che, letto in versione digitale, mi sono procurata anche in copia cartacea, perché bello da tenere in libreria, quasi come una prova tangibile di una lettura stupenda che mi ha emozionato dall’inizio.
Per niente impegnativo,in tutto 27 capitoli di media lunghezza, con un elenco finale delle divinità citate e delle parentele.
Circe, il cui nome significa “sparviero”, insieme a Pasifae, Perse, Eete, è una dei figli del titano Elios, che ogni mattina guida il carro del sole nel cielo, e della dea Perseide, vanesia come tutte le dee. Alla nascita di ogni figlio, Perseide si aspetta un filo di ambra dallo sposo. Si aspetta? Pretende, mi correggo.
Sono tutte così le divinità: capricciose, volubili, vanesie, orgogliose...sembrano non conoscere sentimenti profondi positivi, dettati dall’altruismo.
“A loro non importa se sei buona. Importa a malapena se sei malvagia. La sola cosa che attira la loro attenzione è il potere. Non è sufficiente essere la favorita di uno zio, compiacere qualche dio nel suo letto. Non basta nemmeno essere bella, perché quando vai da loro e ti inginocchi e dici: “Sono stata buona, mi aiutate?” aggrottano la fronte.”
Le divinità provano noia per i sentimenti, nell’eternità della loro monotonia, in cui sono sempre giovani e belli, unico momento per divertirsi è litigare, ferire, vivere di intrighi, avere potere . «Dunque è così che gli Olimpi trascorrono le giornate. Pensando a come rendere gli uomini infelici.» Gli esseri umani cosa sono se non esseri informi, nudi come vermi, deboli, con una voce gracchiante come gli sparvieri o i gabbiani?
Circe è la meno amata e considerata da tutta la famiglia, per via della sua voce che sembra quella di un umano. La prima delusione d’amore, l’allontanamento e poi anche la rivelazione della vera indole dell’amato fratello Eete che va a regnare nella Colchide e generà Medea, l’esilio su un’isola desolata, l’incontro con Dedalo, l’assistenza al parto del Minotauro della sorella Pasifae, poi l’approdo di Ulisse anche la nascita di Telegono, suo figlio, appena dopo la partenza per Itaca dell’eroe omerico...e tante tante cose, avvenimenti interessanti con divinità ostili. Una narrazione dinamica, che non rallenta mai.
Un libro per comprendere e rivalutare un personaggio che è stato sempre marginale nella storia della mitologia, assimilata alla prostituta, all’ammaliatrice. Un personaggio negativo, qui invece rivalutato e rivisto in tutta la sua “umanità “. Circe è capace di amare in maniera totalizzante, a differenza dei titani e degli Olimpi. È una donna che sa riconoscere i propri errori, non è orgogliosa e bramosa di potere. Di fronte a quell’uomo intelligente, muscoloso, ma non troppo alto, Ulisse, si sente letta dentro, capita: Ulisse le offre non solo compagnia, ma le parla della sua famiglia, della sua isola, del duro lavoro nei campi e col bestiame, le offre l’umanità che lei tanto sente vicina, tuttavia non può darle l”amore...
Una donna sola su di un’isola sperduta, esposta agli approdi ed ai naufragi di marinai disperati che le chiedono da bere, da mangiare e anche altro, cosa può fare se non difendersi con la magia?
Circe scopre da giovinetta che gli dei temono la magia, le proprietà di alcune piante, chiamate “pharmaka”:
“Quello che più di tutto mi rimase in mente furono gli occhi di mia nonna quando avevo pronunciato la parola pharmaka. Non era uno sguardo che avessi visto spesso fra gli dèi. (...)Avevo cominciato a capire che cosa fosse la paura. Ma cosa poteva mai far paura agli dèi? Conoscevo anche quella risposta. Un potere più grande del loro.”
Ma la magia non è un dono che usa senza sforzo e senza sacrifici, qualcosa di inammissibile per gli dei...
“Lasciate che vi dica cosa non è la magia: non è un potere divino che sgorga con un pensiero e un batter d’occhi. La magia dev’essere creata e plasmata, pianificata e investigata, estratta, essiccata, sminuzzata e macinata, bollita, evocata con parole recitate e cantate. E ancora, può fallire, come agli dèi invece non succede. Se le mie erbe non sono abbastanza fresche, se la mia attenzione cala, se la mia volontà vacilla, le pozioni evaporano e inacidiscono nelle mie mani. Di regola, non mi sarei mai dovuta dedicare alla magia. Gli dèi odiano ogni tipo di fatica, è nella loro natura”.
Sorprendente a quale donna Circe insegnerà le proprietà delle piante e il potere della volontà...non posso fare spoiler!
La Miller è stata geniale e toccante!
L’ho già consigliato alle mie amiche, perché è Bel-lis-Si-mo, ho pensato molto a quali difetti potesse avere, ma non ne ho trovato uno, neppure mezzo! Scorrevole, ben scritto, con una traduzione assolutamente elegante, che non è né troppo forbita ed anticheggiante , né secca e sciatta. La scrittrice, Madeline Miller, già conosciuta per il libro “La canzone di Achille”, è interessata alla mitologia che sta riproponendo in forma romanzata senza stravolgere però i miti stessi, accogliendo le varianti meno conosciute ai più.
Indicazioni utili
Medea Voci, Christa Wolf, per la tematica della donna maga nella mitologia greca, anche se la Wolf offre una rivisitazione in chiave moderna di Medea, mentre la Miller si attiene al mito di Circe
Commenti
12 risultati - visualizzati 1 - 10 | 1 2 |
Ordina
|
12 risultati - visualizzati 1 - 10 | 1 2 |