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Orrori su cui meditare
Ricostruzione storica accuratamente documentata della vita di Rudolf Höss, il noto criminale nazista al comando del lager di Auschwitz, e del meno noto Hanns Alexander, ebreo tedesco naturalizzato inglese che ne mise a segno, dopo la caduta del nazismo, la cattura. Si legge come un romanzo, ma la consapevolezza che è vera storia infonde fortissimi sentimenti di orrore e raccapriccio, non solo in relazione alle atrocità avvenute nei campi di concentramento, ma anche per le domande che la doppia personalità di Höss suscita nel lettore: come è possibile conciliare la freddezza inumana con cui il comandante ha diretto, assistendovi personalmente, il massacro di milioni di esseri umani, inclusi bambini, con il calore affettuoso che sapeva manifestare verso i suoi familiari, in particolare verso i figli? E come è possibile mantenere anche a distanza di anni un atteggiamento di totale apatia, avulso da ogni forma di pentimento, verso le proprie colpe? Colpisce che una delle poche forme di disagio espresse da Rudolf Höss ripensando alle gassazioni fosse la puzza nauseante emanata dai forni crematori e che la “soluzione finale” venga esecrata solo perché sarebbe stata la causa della reazione delle potenze contro la Germania, provocando la caduta di Hitler. È inquietante pensare che un uomo comune, non mentalmente malato, amante della campagna e della famiglia, possa divenire e rimanere talmente succube di un sistema ideologico e politico da soffocare ogni senso morale e rieducare la propria coscienza alla sopportazione indolore delle più impressionanti efferatezze.
È un libro memorabile, su cui meditare con attenzione. Mi dispiace che il buon lavoro del traduttore non sia stato supportato da un editing accurato, che avrebbe potuto eliminare qualche refuso e qualche costruzione grammaticale non proprio perfetta, dando maggior valore all’eccellente prosa dell’autore.
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