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Quasi un'autobiografia
Romanzo postumo, pubblicato nel ’98, tre anni dopo la morte dell’autore, può essere considerato un testamento facente, con onore, parte della “letteratura delle macerie”, così fu definita l’opera letteraria di Boll.
Una famiglia tedesca durante gli anni dell’avvento nazista reagisce in maniera differente ai mutamenti provocati dall’ascesa al potere di Hitler. Vergogna e preoccupazione alimentano i pensieri della madre, una sorta di indifferenza sembra abitare i pensieri del padre, mentre i due figli affrontano con spirito diametralmente opposto la progressiva trasformazione in atto nel loro paese.
La follia bellica porterà ognuno a confrontarsi con le proprie idee e la propria fede, ad affrontare il proprio destino e le disgrazie fino alla perdita della speranza.
La biografia dell’autore porta a supporre che molto di ciò che è narrato nelle pagine di questo libro sia stato da lui vissuto in prima persona, pagato con sofferente costrizione.
“… ci sarà la guerra, proprio come ci saranno sempre i ricchi e i poveri, finché esisterà il mondo, e quanto più a lungo esisterà, tanto più ingiuste saranno le guerre, tanto più poveri i poveri; perché non si lascerà loro neppure la consolazione del cristianesimo, la consolazione che in un ordine superiore la loro povertà li mette al di sopra dei ricchi…”
“(dobbiamo) pensare ogni giorno della nostra vita che quanto è accaduto in questi sette anni non è stato sogno, ma realtà. La gente lo dimenticherà di nuovo, la stirpe degli ignari tornerà sul trono e benché sia quasi certo che gli ignari vinceranno ancora, noi annunceremo la realtà.”
La lettura è spesso appesantita dal ripetersi continuo di metafore e allegorie, ma ci si abitua e se ne avverte il beneficio, come opportuno è il ripetersi di aggettivi e sostantivi a porre l’accento sulla loro importanza e renderne penetrante il significato.
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