Dettagli Recensione
un libro da amare per sempre
Un capolavoro assoluto ed indiscusso della letteratura di ogni tempo. Dalla penna di Marguerite Yourcenar, anagramma del suo vero cognome, de Crayencour, (1903-1987), un’opera di grande spessore culturale e letterario che oscilla tra saggio storico-filosofico e narrativa di grande pregio. Chi non lo ha ancora letto si sta perdendo uno dei libri che probabilmente amerà per tutta la vita, un libro da rileggere, perché “denso” di spunti di riflessione, di profondi pensieri, di nude verità, di poesia nelle immagini, di intelligente scavo psicologico.
L’autrice, non a caso, unica donna eletta nell’empireo dell’Académie Française, ha scelto di raccontare un uomo, ma non un uomo qualsiasi, bensì l’imperatore Adriano, uno dei buoni Principes che la storia ricordi. Nei suoi “Taccuini di appunti” , che troverete nell’Edizione Einaudi, la Yourcenar, ripercorrendo le vicissitudini della realizzazione di questo romanzo, scrive:
“La vita delle donne è troppo limitata o troppo segreta. Se una donna parla di sé, il primo rimprovero che le si farà è di non esser più una donna. È già difficile far proferire qualche verità ad un uomo” (pag. 287, edizione Einaudi del 1988).
Sotto l’apparente forma di un romanzo epistolare, la Yourcenar fa parlare Adriano, ormai sessantaduenne iniziando con un semplice “Mio caro Marco, ...”. Da qui si dipana un profondo e lucido discorso sulla sua esistenza toccando vari punti della sua storia personale e della storia di Roma, palesemente corrotta nei tempi in cui lui è vissuto. Sono delle vere e proprie confessioni che Adriano fa al suo caro Marco (futuro imperatore Marco Aurelio), diciassettenne allora. In diverse occasioni il princeps dichiara il suo profondo amore per la civiltà greca, dichiarandone la superiorità :
“Ho amato quella lingua per la sua flessibilità di corpo allenato, la ricchezza del vocabolario nel quale ad ogni parola si afferma il contatto diretto e vario della realtà, l’ho amata perché quasi tutto quel che gli uomini hanno detto di meglio è stato detto in greco” p. 34 (cit.)
E greco, della Bitinia, era il suo prediletto Antinoo, devoto, giovanissimo “pastorello”, che nelle sue mani divenne un abile cacciatore e che morì nelle acque del Nilo, in circostanze misteriose, forse, come vuole la tradizione (Cassino Dione, LXIX, II e Spartiano, XIV, 7) si autoimmola per passare la propria energia di giovanetto all’amato. Non mi soffermo sulla pederastia, sulla bisessualità nell’antica Roma, in questa recensione voglio comunicare quello che ho provato nel leggere quei passi di grande struggimento, di grande malinconia. Adriano dopo anni ricorderà vividamente i gesti, gli atteggiamenti particolari di quel bellissimo giovanetto che gli ha fatto vivere il momento aureo della sua vita . Fonderà città in suo onore, istituità riti misterici, ma , soprattutto , adornerà ogni punto dell’Impero con una statua che possa immortalare quelle perfette e care fattezze. Quasi ossessivamente Adriano ha commissionato ai migliori scultori del tempo e dei vari luoghi visitati, supervisionando con massimo zelo le opere in corso, la riproduzione del caro volto per avere sempre vivido il suo ricordo. Se confrontate le innumerevoli statue dedicate ad Antinoo, ritroverete un viso inconfondibilmente dolce e malinconico ed un corpo divinamente perfetto. Questo è il dono d’amore di Adriano che sopravvive nei secoli.
Certamente l’Imperatore aveva una moglie, Vibia Sabina,una figura istituzionale come la sua, niente di più. I matrimoni di convenienza erano la normalità ed era diffuso avere un/un’amante prediletto. Sono ben poche le figure femminili care ad Adriano, tra questa spicca prepotentemente Plotina, moglie dell’imperatore Traiano (che lo adotterà in punto di morte) sua confidente, sua fidata amica.
Interessante il passo a pag. 112
“La debolezza delle donne, come quella degli schiavi, dipende dalla loro condizione legale; la loro forza si prende la rivincita nelle piccole cose, e qui il potere che esercitano è quasi illimitato. Di rado ho visto una casa dove le donne non regnassero (...)”.
La grandezza dell’autrice si unisce alla storia di un uomo altrettanto grande, amato e rispettato che ha coltivato la bellezza, la pace e il rispetto tra i popoli. Grazie alla penna della Yourcenar , ai documenti sui quali ha passato anni di studio, ai suoi viaggi nel luoghi in cui Adriano, un vero cittadino del mondo ( “straniero dappertutto, non mi sentivo mai isolato in nessun luogo” pag. 118) e militare infaticabile ha passato momenti della sua vita, possiamo gustare ogni volta un mirabile capolavoro della letteratura di sempre, un libro che mette addosso inquietudine e ci stimola ad interrogarci sul senso della vita. La mia recensione sarebbe troppo lunga e rischierei di dire troppo, è un libro importante e denso, come ho detto sopra. Amerete la figura di Adriano, questo saggio ateo. Sì, un imperatore romano ateo, perché ha vissuto fino in fondo la sua esperienza di uomo “tutte le teorie sull’immortalità mi ispirano diffidenza..”. (271) ha sempre saputo fin dall’inizio che solo l’arte può preservarci dalla dimenticanza e renderci immortali.
Tale sarà il libro della Yourcenar, finché esisteranno lettori in grado di discernere i buoni libri nell’immenso mercato dell’editoria.
Indicazioni utili
Commenti
8 risultati - visualizzati 1 - 8 |
Ordina
|
Ho trovato indimenticabile questo libro, questa prosa, meravigliosamente semplice che nasconde una erudizione che ben pochi possono vantare!
8 risultati - visualizzati 1 - 8 |