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Vincoli. Alle origini di Holt
 
Vincoli. Alle origini di Holt 2019-03-22 06:00:28 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    22 Marzo, 2019
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Il primo di una serie fortunata

Corrono circa trent’anni (dal 1984 al 2015) fra le pubblicazioni di Vincoli e di Le nostre anime di notte, quest’ultimo uscito postumo, e in questo lasso di tempo sono stati dati alle stampe anche Canto della pianura, Crepuscolo e Benedizione, romanzi tutti ambientati a Holt, una cittadina americana del tutto immaginaria, ma simile a tante altre a vocazione prettamente agricola. Lo stile scarno, ma non povero rimane sostanzialmente uguale, quello stile che non poco ha contribuito al successo e alla fama di Kent Haruf; non si può infatti rimanere insensibili all’immediatezza della comprensione di ciò che è scritto, un mezzo per esprimere passioni proprie del genere umano, capaci, grazie a trame ben congegnate, di avvincere dalla prima all’ultima riga. Eppure il narratore americano non è che arzigogoli pensieri particolarmente complessi, rivelando analisi delle personalità in modo determinante, no, senza troppe complicazioni ci porta a conoscere i suoi personaggi sia nella loro esteriorità sia all’interno del loro animo. Risulta, quindi, una lettura facile, gradevole e avvincente ed è questo che ha determinato il successo di Haruf, conosciuto in Italia solo da poco tempo e grazie all’editore NN. Vincoli ci introduce per la prima volta a Holt e lo fa quasi alle sue origini, alla fine del XIX secolo, allorché i pellirosse che lì vivevano prima dei coloni bianchi avevano lasciato quelle terre aride da circa una ventina di anni. La storia che ci viene narrata è quella di famiglie i cui terreni agricoli sono confinanti, ma è anche la storia di un grande amore che la grettezza di un padre padrone ha troncato, rendendo infelici i suoi due figli e il figlio dei vicini. La vicenda è narrata da Sanders Roscoe, un uomo che non è stato vittima di questo amore ostacolato, ma che ne è perfettamente a conoscenza, essendo il figlio di uno degli interessati e ciò che più sorprende è l’affetto che poco a poco cresce in lui per quella che avrebbe potuto essere sua madre e non lo è stata, un affetto che è quasi infatuazione e che rischia di diventare amore, nonostante una trentina di anni di differenza. A Holt, in questo microcosmo quasi sperduto nelle grandi pianure americane si nasce, si vive e si muore, come in ogni parte del mondo, ma anche si ama o si odia, come appunto in ogni altra parte del mondo. E allora che cosa c’è di tanto interessante per apprezzare e amare i romanzi di Haruf? C’è la dolcezza e la pietà, a seconda dei casi, con cui Haruf anima i suoi personaggi, con cui descrive le loro passioni, i loro pregi e i loro difetti, ma senza giudicare, perché sembra dirci che la vita è così, quella vita di cui anche noi siamo parte con le nostre virtù e le nostre pecche. E per quanto lo stile sia semplice e scarno, a tratti è venato da un alone di poesia, capace di stemperare tragedie e di infondere speranze, così che i protagonisti non compaiono per ritirarsi poi come ombre, ma entrano in noi. Come sono possibili da dimenticare il padre padrone Roy Goodnough che agita i suoi moncherini, il figlio Lyman un po’ ritardato e succube, la dolce figlia Edith, una vittima sacrificale, il suo mancato sposo John Roscoe e l’io narrante Sanders Roscoe? No, ognuno immaginandoseli a modo suo se li ricorderà ogni volta che andando in campagna vedrà qualcuno che ara la terra, qualcun altro che porta le mucche al pascolo o una donna che dà il becchime alle galline. Perché? Perché sono personaggi di fantasia, ma che sembrano veri, nel senso che si ha la sensazione che siano esistiti veramente e che, prima o poi, altri come loro si possano incontrare.
Vincoli è un romanzo stupendo.

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Commenti

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Di Haruf ho letto solo "Canto della pianura" , che mi è piaciuto abbastanza.
Deduco che questo libro potrebbe essere migliore.
Di tornare a Holt non mi spiacerebbe, anche se mi è parso un luogo ben poco desiderabile sotto tutti gli aspetti.
Bellissima recensione Renzo, complimenti. Un'analisi dello stile di Haruf accurata ed approfondita, che mi trova completamente d'accordo. Io per ora ho letto soltanto "Le nostre anime di notte" ma spero di leggere presto anche gli altri romanzi.
Beh, Holt è un paesone rurale, con caratteristiche in parte analoghe a luoghi della pianura padana e infatti l'autore non ne fa un Eden, ma è solo il palcoscenico su cui si muovono i suoi attori, personaggi direttamente o indirettamente legati alla terra, e per questo ultimi superstiti di un'era che va scomparendo, un mondo con pochi difetti, ma anche con pochi, ma grandi, pregi, non come il nostro in cui nessuno crede più a niente se non nel denaro.
Grazie. Hai cominciato dall'ultimo, ma non c'è da preoccuparsi, anche se l'autore ha scelto un percorso cronologico.
Felice di leggere il tuo giudizio Renzo, è un libro che ho amato moltissimo e che porto sempre nel mio cuore per durezza, profondità e intensità. Bravo!
Grazie, Mian. Questo autore ha un modo di scrivere che è di notevole efficacia e poi ci mostra le realtà della vita con grande umanità.

31 Luglio, 2020
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Ho letto la trilogia della pianura, e poi "vincoli". Adesso mi accingo a leggere "sulla strada di casa". Haruf è il mio nuovo autore preferito. Condivido pienamente la recensione; credo però che sia un autore dallo stile molto particolare, per cui può anche non piacere, purtroppo.
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