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L'angelo tacque
 
L'angelo tacque 2019-01-12 17:54:35 archeomari
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
archeomari Opinione inserita da archeomari    12 Gennaio, 2019
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Speranza tra le macerie

Quando raggiunse il grande atrio pieno di luce, Hans esitò: a sinistra c’era l’angelo sorridente, che la prima volta, di notte, gli aveva dato il benvenuto. Hans si fermò a guardarlo: sembrava che la figura gli facesse cenno gli sorridesse dal fianco, e si girò lentamente verso di lei, ma quegli occhi fissi guardavano lontano e il giglio dorato non si muoveva, solo il sorriso sembrava rivolto a lui, e Hans accennò ad un sorriso di rimando. Solo allora, con la figura in piena luce, vide che il sorriso dell’angelo era un sorriso di dolore”.


Vi capita di innamorarvi di un autore e di cercare tutte le sue opere in maniera ossessiva? A me è capitato con Böll. Mi piace tantissimo e questo libro è uno dei più belli che io abbia letto quest’anno.
Titolo originale Der Engel schwieg opera giovanile scritta tra il 1949 e il 1951, ambientato nell’immediato dopoguerra in Germania. Manoscritto rimasto inedito per decenni.
L’editore all’epoca non volle pubblicarlo. La Germania era cambiata e i tedeschi volevano dimenticare la passata miseria. Il libro contiene già tutti i temi, i motivi, la poesia che esploderanno nelle sue opere dell’età matura.
Böll è un autore che sa unire poesia e delicatezza ad una forte critica sociale che mette in risalto le strutture dell’ingiustizia e delle contraddizioni sociali, tradendo una aperta simpatia per i poveri e gli afflitti.
“Non si racconta niente della guerra, né tantomeno degli avvenimenti del dopoguerra. Heinrich Böll mostra solo gli uomini di quel tempo. Con loro scopriamo quanto sia importante riuscire ancora a sentire almeno il soffio dell’anima, essere colpiti almeno da un raggio d’amore, conservare ancora accesa la luce eterna delle fondamenta della fede. Attraverso una storia d’amore, limpida e fragile, sperimentiamo l’assenza di retorica nella generazione dei reduci, che sa che in questo mondo non esiste patria” (Middelhauve)

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