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QUELL’ODORE LARDOSO
Il sipario si apre su Atene ai tempi dell’occupazione nazista, quando l’orrore infuria e le madri pregano perché i bambini muoiano senza soffrire troppo. La città, visitata dalla memoria e dalle finestre che guardano l’Acropoli, rivela le rovine di un passato eroico e l’agonia di un presente disastroso. Una famiglia, che era stata agiata e felice, si ritrova prima impoverita e in lutto, poi con l’abitazione e la vita invasa da un ufficiale nazista. Cosa si prova a convivere in casa propria con il nemico? A servirlo, a temerlo, a osservarlo tutti i giorni, con la consapevolezza dolorosa di non essere nemmeno inclusi nella cerchia dei più sfortunati.
Una tragedia claustrofobica, che si trascina in un piccolo spazio, in una città esiliata dalle sue radici e dalla sua grandiosa mitologia. Una tragedia introspettiva, che si nutre di ambivalenze enormi. La macchina distruttiva rivela fin nei suoi ingranaggi più sottili, che lentamente logorano l’equilibrio precario della coabitazione tra invasore e invasi, provocando un rimescolamento dei rapporti di forza che non lascia spazio a una concreta speranza di pace.
La guerra cambia dimensioni ma non sostanza e dalle nazioni s’insinua nelle città, nelle case, nei rapporti umani più intimi, fino all’interno delle coscienze e delle emozioni più segrete, dove si consumano i conflitti più penosi. La narrazione segue passo passo le evoluzioni dei microcosmi che dividono l’appartamento ateniese, compresi quelli nascosti nelle minuzie della quotidianità. La guerra si rivela un ingranaggio complesso e onnivoro, che coinvolge e stravolge aguzzini e vittime, adulti e bambini.
La guerra sradica certezze e impone scelte mostruose, per salvare il salvabile a prezzi proibitivi. La guerra promette lunghi e penosi strascichi per un futuro ipotetico, lontano da speranze e desideri. La guerra chiude gli orizzonti e coltiva un odio malsano dall’odore insopportabile, “lardoso”, ed è proprio l’esalazione di quest’odio che disarticola le coscienze; ma nel fondo del disordine più buio a volte si intravede la nascita di una forza nuova, di un’apertura inaspettata, di un altrove da inseguire.
Un romanzo che si immerge negli inferi della storia attraverso una scrittura raffinata, che propone fraseggi e soluzioni lessicali arditi e impone un ritmo di lettura prudente e riflessivo. Un’opera forte, che intrappola l’attenzione come una tela di ragno e lascia senza fiato. Consigliabile ai palati più esigenti.