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Ama il prossimo tuo
 
Ama il prossimo tuo 2018-09-07 06:23:55 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    07 Settembre, 2018
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Una vita da migranti irregolari

Negli anni che di poco precedono lo scoppio della seconda guerra mondiale una variegata umanità è alla disperata ricerca di un luogo in cui sostare, liberi e senza timori; respinti da ogni paese, vivono quasi sulle frontiere gli ebrei tedeschi e gli oppositori del regime nazista, di volta in volta espulsi da Cecoslovacchia, Austria, Svizzera e Francia e sempre pronti a ripassare i confini degli stati, impauriti, impoveriti e privi di speranza, in una sorta di girone infernale. E’ di questi che parla Ama il prossimo tuo e in particolare di Kern, mezzo ariano e mezzo ebreo, di Ruth, solo ebrea, e di Steiner, un antinazista. Cacciati senza documenti dalla Germania non fanno altro che passare da Stato a Stato alla vana ricerca di un visto di soggiorno e di un permesso di lavoro; sopravvivono con il poco che hanno, si adattano ai lavori più umili e ognuno ha lasciato qualcosa in Germania, un familiare, un amico, il ricordo di tempi migliori. Kern e Ruth sono molto giovani e diventano amanti, un tenero e dolce amore che riesce a far apparire l’esistenza meno grama, Steiner, che è più anziano e che ha dovuto lasciare in patria l’amata moglie, uomo navigato e d’esperienza diventa il padre putativo di loro due. Le vicende della vita ogni tanto li allontanano, li separano, ma poi finiranno sempre con il ricongiungersi, come una famiglia i cui componenti, fuori casa per motivi di lavoro, si ritrovano la sera. Sono momenti di autentica gioia quando si rivedono e sempre Steiner stende le sue ali protettrici su quei due ragazzi, su quei compagni di sventura che ha entusiasticamente adottato. Dentro e fuori dalle prigioni dei vari stati i periodi di detenzione sono l’occasione per conoscere altri sventurati come loro, ognuno con una sua storia ben definita; sarà tuttavia a Parigi, in una Parigi fervente di lavoro per l’Esposizione Universale che finiranno tutti quasi per darsi appuntamento e sarà così l’occasione per fare conoscenza di altri personaggi, come Moriz Rosenthal, per tutti Papà Moritz, anziano e malato, il simbolo dell’ebreo errante. Si vive alla giornata, qualche volta c’è anche un po’ di allegria, ma più spesso regna la malinconia, per quell’impossibilità di essere cittadini normali, per la condizione di essere migranti eternamente. A volte, però, può capitare che il cielo scenda sulla terra e che avvenga un autentico miracolo e così accade; infatti Kern e Ruth, grazie anche alla disponibilità di Steiner, potranno finalmente andare dove nessuno più li caccerà, una nota di speranza in un romanzo che ancora una volta testimonia le grandi qualità di scrittore di Erich Maria Remarque.

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Niente di nuovo sul fronte occidentale, di Erich Maria Remarque
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Commenti

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siti
07 Settembre, 2018
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Bella proposta Renzo, prima o poi tornerò a Remarque.
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Renzo Montagnoli
07 Settembre, 2018
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Li sto rileggendo tutti, anche per verificare se l'impressione positiva che ho avuto una cinquantina di anni fa era corretta.
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