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IL MONDO È UN LUOGO ASSURDO
Recentemente ripubblicato da Fazi Editore, il primo volume della trilogia dedicata alla famiglia Aubrey, per chi non conosce l’autrice Rebecca West, è una ghiotta occasione di lettura da non farsi sfuggire. Restituisce l’opera come già apparsa nell’edizione Mattioli 1885 e fa entrare il lettore in una dimensione di lettura gradevole, fresca e insieme appassionante.
Non ci si aspetti, a dispetto delle sue oltre cinquecento pagine, un susseguirsi di eventi spalmati in un ampio ventaglio cronologico; i fatti narrati da Rose, una delle figlie dei coniugi Aubrey, godono di una prospettiva difficilmente inquadrabile in una trama specifica o in un mero susseguirsi di eventi: gli episodi salienti si contano sulle dita di una mano. Tutto scorre in una straordinaria quotidianità che esula dai parametri sociali conclamati, accettati e inseguiti nei primi anni del Novecento inglese. Tutto ha il sapore di un sano e, agli occhi degli altri, eccentrico anticonformismo. La famiglia, un padre dissipatore delle residue fortune, mente aperta e anticipatoria dei declini delle epoche successive; una madre, talentuosa pianista dedita all’educazione musicale dei suoi quattro figli; la poco dotata violinista e primogenita Cordelia; Mary e Rose, le gemelle, virtuose pianiste, e il maschietto, ultimogenito, al quale pare essere concesso strimpellare solo il flauto dolce, è un mondo a sé stante. Gradevolissimo e nelle sue storture invidiabile.
La coppia genitoriale è in perenne conflitto ma capace anche di grandi riavvicinamenti, la loro sorte in questo volume appare sospesa e destinata a risolversi in successivi sviluppi e lo stesso ingresso nell’età adulta dei loro figli genera speranze di forti riscatti rispetto all’estrema miseria e instabilità subita durante l’infanzia. Ciò che colpisce è però quanto il modello educativo attuato in questa famiglia, lo si intuisce senza averne diretta conferma, sia destinato, nonostante le avverse fortune, ad essere un modello vincente perché basato sulla cultura. A lettura ultimata scatta un meccanismo di immediata nostalgia e naturale curiosità rispetto all’evoluzione dei singoli destini, rispetto all’avvolgente voce narrante affidata ad una prosa limpida e chiara e a un romanzo che ha il dono di un’estrema efficacia e naturalezza. Da leggere e da ascoltare nelle numerose suggestioni musicali suggerite tra pianoforte e violino.
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