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Gioco di specchi
Il nano è un romanzo inquietante. Scritto durante la seconda Guerra Mondiale, quando il male sembrava dilagare e coprire ogni altra cosa, il romanzo interroga in qualche modo sulla natura del male che pare incarnarsi nella figura del nano di corte. Il nano non è un buffone, comprende della realtà soprattutto la parte demoniaca (sangue, guerre, tradimenti, orrore) ma intuisce l’altra restandone distante. Ha una ironia feroce che è il suo modo di intrattenere la corte e è al servizio del principe, in cui bene e male convivono, come in ogni uomo che non ha ancora fatto una precisa e ferma scelta etica di vita. In altri personaggi come Angelica e Giovanni, la scelta di luce è stata fatta. Curiosamente il nano come fatica a vedere il bene, così fatica a cogliere la bellezza delle persona che ne sono portatori. Giovanni è l’opposto del nano, è una figura cristologica (gli occhi di cervo). D'altra parte, forse non è nemmeno esatto dire che c'è vera opposizione tra il nano e Giovanni. il nano sembra essere l’altra faccia, il rovescio, del Crocefisso (forse rappresenta più che il demonio il Dio Geloso o il vuoto di bene che attira sull'uomo ogni male). Il percorso di privazione del bene è però rimediabile come si vede nella figura della principessa. La principessa, donna depravata e prostituta è l’opposto della Madonna in cui si trasforma o a cui si avvicina dopo un cammino di penitenza. Non per niente il suo peccato peggiore non è l’amante reale ma quello virtuale, cioè il rapporto platonico con l’uomo di cui si è innamorata perdutamente mettendolo al posto di Dio e facendone un idolo. Curiosamente il nano dice che la sola donna che avrebbe potuto amare è proprio lei. Nelle sue parole si sente un leggero cedimento come se anche il nano, come la principessa, potesse essere altro da quello che sembra. Il male rappresentato dal nano non è il demonio, cioè una entità esterna all’uomo, ma è la parte dell’uomo che può essere incatenata dalla volontà. Si intuisce che il non fare una scelta precisa di campo tra bene e male significa necessariamente lasciare via libera al proprio lato oscuro che può così forzare la mano e attirare a sè forze distruttive e autodistruttive perverse difficilmente controlabili. Un chiaro esempio lo si ha nella storia della guerra, la ritirata a un passo dalla vittoria (strategicamente insensata) e la dichiarazione di pace eterna che finisce anche questa in modo totalmente insensato, come se il male, quando non è incatenato, potesse forzare la mano e prevalere sul bene in ogni momento. Il tradimento infatti non mi è parso premeditato ma improvvisato dal principe. La lotta tra i due nani raccontata all'inizio del romanzo richiama la lotta dentro l'uomo tra bene e male che potrebbe riflettersi in un'analoga lotta in Dio tra misericordia e giustizia.
In questo romanzo dove l’uomo non ha mai una chiara idea di se stesso (preferisce specchiarsi in specchi appannati) e dove si parla quasi solo di tradimenti, morti, guerre, pestilenze spicca per la sua bellezza la lettera di Angelica che è un invito all’amore e al perdono.