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La storia di Grace....
Canada, 1843, una storia vera, un duplice terribile omicidio ( un signorotto, James Kinnear e la sua governante-amante Nancy), due imputati ritenuti colpevoli ( i servi James McDermott e Grace Marks ) una esecuzione capitale ( James ) ed una pena commutata in ergastolo ( Grace ).
Il presente vede Grace imprigionata da quando aveva sedici anni, parzialmente riabilitata per buona condotta ( a servizio presso la dimora del Direttore della prigione ) con il dubbio atroce ( per qualcuno ) che sia innocente.
Al momento i più la considerano colpevole, una celebre assassina con dei capelli rossi da strega ed una espressione che ha imparato a mantenere impassibile. Vive una condizione in cui circolano diverse bugie sul suo conto, continua a suscitare paura e pietà ma oggi per lei la cosa migliore è non desiderare più niente.
E poi Simon Jordan, giovane psichiatra di una scienza medica tutta da forgiare, con il desiderio di costruire un manicomio modello, interessato a scoperchiare la complessità di una mente malata, ingannatrice o assassina ( quella di Grace ).
Quale la verità? In fondo Grace potrebbe essere una donna innocente che molti credono colpevole o una donna colpevole che alcuni credono innocente.
Simon ritiene suo dovere professionale esplorare gli abissi più profondi della vita con un metodo che utilizza suggestione ed associazione di idee per risvegliare quella parte della mente di lei che continua a dormire sotto il livello di coscienza.
Inizia una assidua frequentazione ed uno scambio vicendevole tra due individui lontani per cultura ed esperienza ma con un afflato parzialmente condiviso, una relazione psicologica ed intellettiva accresciuta da conoscenza e vicinanza, un ascolto utilitaristico che sconfina nel personale per riuscire a scoprire e a scoperchiare l’ occulto.
La progressiva ricostruzione dei fatti, la ricerca di una verità forse sconosciuta alla stessa protagonista, il racconto in prima persona della propria storia e di un duplice omicidio che possiede il volto buio dell’ odio e della menzogna, un mistero senza faccia in un luogo della cancellazione.
Ma chi è in fondo Grace? Il suo è un vero caso di amnesia o Simon è vittima di una furba impostora? Nella solitudine della prigionia lei ha molto tempo per pensare, nessuno a cui svelare i propri pensieri e così li racconta a se stessa. È sospesa nella foresta della amnesia pur sapendo tutto, non sapendo di sapere e che quello che sa risiede la’, sepolto nel profondo.
È dotata, al contrario del pensiero dominante, di una viva intelligenza e di una rara profondità percettiva riconoscendo ed evidenziando l’ inettitudine altrui ( il goffo e sovente banale mondo maschile, la inconcludente civetteria femminile ).
Ogni vicenda vissuta in prima persona è confusa e prende forma solo quando si è fatta storia e la racconti, a te stessa e a qualcun altro. Ad un certo punto Simon sembra essersi convinto della sua innocenza e ne desidererebbe l’ assoluzione, è arrivato sin sulla soglia dell’ inconscio e vi ha guardato dentro rischiando di cadere, di caderci dentro, di annegare.
Ma il carcere non si limita a rinchiudere i carcerati, la prigione più robusta ce la costruiamo dentro noi stessi, e così la colpevolezza di Grace non è imputabile a quello che ha fatto ma a quello che gli altri hanno fatto a lei.
Il futuro è da venire, il presente giorni da passare come altri, incarcerati da dubbi e forse da una certezza ( la propria verità ’), altrove e con una nuova identità, perdonati per l’ imperdonabile, riabilitati agli occhi del mondo ma con un marchio indelebile ( agli occhi altrui ).
Una trama che ripercorre precise fonti storiche dell’ epoca ( in primis il libro di Susanna Moodie “ Ai margini delle foreste “ del 1853 ) ed una accurata ricostruzione dei fatti senza una soluzione evidente, come fu allora, ma solo ipotesi ventilate. Il tutto inserito in una costruzione romanzata in cui la fusione e lo scambio relazionale tra i personaggi tesse una trama a più voci, con numerosi sbalzi temporali, senza punti fermi, a contare è ben altro, l’ universo psichico, fisico ed emozionale e quella linea continua e ripetuta delimitante innocenza e colpevolezza, verità e bugia, normalità e patologia.
A ben vedere nel romanzo si parla anche di altro, psicosi, follia, duplicità, schizofrenia, ipnotismo, Mesmerismo, Spiritualismo.
La storia, caratteristica e grandezza della Atwood, diviene la rappresentazione di molteplici storie all’ interno di percezioni individuali, oltre l’ oggettività delle stesse, vere o presunte, a volte del tutto immaginate, e ciascuno continuerà a cercare la propria verità ed una risposta, anche quando parrebbe evidente.
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