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La cattedrale del mare
 
La cattedrale del mare 2018-02-19 15:23:06 FrancoAntonio
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    19 Febbraio, 2018
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Arnau e la storia di Barcellona

Nel 1320 il matrimonio di Bernat Estanyol, contadino relativamente benestante, ma pur sempre servo della gleba, viene funestato dall'arrivo improvviso del suo barone che dopo aver gozzovigliato al banchetto di nozze, gli violenta la futura sposa sulla base del preteso jus primae noctis. Così iniziano le vicende ed i triboli della famiglia Estanyol e, in particolare, del giovane Arnau, concepito quel funesto giorno, ma inequivocabilmente figlio di Bernat. Attraverso gli occhi di Arnau ci vengono proposti più di sessant'anni di storia catalana tra il 1320 ed il 1384, con tutte le angherie che la nobiltà compie a danno dei servi e, in generale, delle classi inferiori; le futili guerre dichiarate per ripicche personali della classe dirigente, guerre nelle quali a soffrire sono solo i più umili; la combattiva tenacia delle classi mercantili che cercano, comunque, di restare a galla; i terribili soprusi ai danni della comunità ebraica e di quella servile, e, infine, il manifestarsi dei primi devastanti esempi di quello che sarà il potere dell’Inquisizione spagnola.
Normalmente tendo ad astenermi dal recensire libri che hanno già ottenuto molti pareri: una critica in più rischia solo di aumentare il “rumore di fondo” senza fornire un ulteriore chiaro supporto a chi vuol farsi un’idea precisa del libro, prima di affrontarne la lettura.
In questo caso ho deciso fare una eccezione a questi principi perché ho sentito il bisogno di chiarire, prima di tutto a me stesso, l’impressione provata nel leggere questo romanzo. Ci sono stati momenti in cui ero catturato dalla lettura e bevevo come un assetato le storie che ammanniva l’A., ci sono stati altri momenti in cui sono stato tentato di buttare il volume teatralmente fuori dalla finestra.
La Cattedrale del Mare è, a tutti gli effetti, un feuilleton in chiave moderna, ciò va detto e senza nessun intento spregiativo visto che tra gli autori di romanzi d’appendice vanno annoverati giganti della letteratura mondiale quali Sue, Dumas, Balzac, Stevenson. Nel caso particolare va riconosciuto il merito a Falcones di aver fornito un impianto storico accuratissimo e documentato. Quando elenca con puntigliosa precisione i vari condottieri che, agli ordini del Re di Aragona, conducono la campagna punitiva contro il riottoso cognato Re di Maiorca, m’è sembrato di riaprire le pagina dei Promessi sposi ove Manzoni rievoca la discesa in Italia delle truppe lanzichenecche.
Le vicende di Arnau Estanyol sono al contempo coinvolgenti ed irritanti, con quel continuo alternarsi di cadute nella polvere ed innalzamenti verso le più alte vette della gloria. Ho trovato abbastanza insopportabile la caratterizzazione di certi personaggi, alcuni (a cominciare da Arnau) troppo esageratamente buoni e succubi della mala sorte che si accanisce contro di loro ed altri inesorabilmente malvagi senza neppure una logica giustificazione. Arnau che accetta tutto senza neppure un moto di ribellione è altamente incredibile; delle due molto più umano e reale è il padre Bernat che, almeno alla fine, mostrerà un rigurgito di orgoglio. Sul fronte opposto altrettanto improbabile è, ad esempio, Margarida con il suo odio artificioso e scoppiato all'improvviso senza giustificazione alcuna. In genere tutto il romanzo è pesantemente intriso di quel gusto tipicamente spagnolo per le storie a tinte forti dove i sentimenti, tra cui l’odio e l’amore, sono portati sino ai loro massimi vertici.
La storia in generale sente pesantemente gli influssi di altre opere letterarie. E’ inevitabile, infatti, pensare ai Pilastri della Terra di Follet quando si parla della costruzione della Cattedrale di Santa Maria al Mar. Il processo davanti all’Inquisizione trova un precedente, molto più rigoroso e drammaticamente credibile, in quello che Eco descrive nel nome della Rosa. E questi sono solo alcuni dei debiti che Falcones ha nei confronti di alcuni grandi autori.
In sintesi il romanzo non è disprezzabile, ma, a mio avviso, esageratamente lungo fino a diventare tedioso. l’A. ha voluto descrivere tutta la vita di Arnau, ma, se si fosse limitato ad alcuni decenni la storia ne avrebbe tratto giovamento. Per tener desta l’attenzione del lettore sono stati inventati continui ribaltamenti delle sorti dei protagonisti. Alla fine ciò non fa che esasperare. Infatti esistono due tipi di romanzo storico. Ci sono i romanzi che vogliono descrivere un determinato periodo visto attraverso gli occhi dei contemporanei, ma allora questi ultimi sono solo comparse nel grande gioco della Storia. Ci sono quelli che, invece, mirano a raccontare una vicenda umana sullo sfondo di accadimenti realmente avvenuti, ma in questo caso le vicende dei personaggi devono necessariamente rispettare una unicità d’azione. Falcones ha voluto incrociare i due generi, un po’ come se Manzoni avesse preteso di proseguire raccontando i triboli matrimoniali di Renzo e Lucia e, magari, di farci partecipi anche dei problemi dei loro figlioli, creando un mattone difficilmente digeribile.
Un conto è un’opera letteraria e un conto è una telenovela che può essere “tirata in lungo” finché il pubblico risponde positivamente.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Consigliato perché, in fondo, è piacevole approfondire la storia di una delle città più affascinanti del Mondo, quando era all'apice della sua gloria di Città Marinara. Ma non mi sento di consigliare la lettura del seguito ("Gli eredi della terra"): già questo è troppo lungo...
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Commenti

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Ottima recensione. Ho letto questo libro qualche anno fa e mi trovo perfettamente d'accordo con le tue considerazioni. Ricordo che pensai proprio le stesse cose riguardo all'eccessivo tirare per le lunghe le vicende del protagonista. In realtà mi sto rendendo conto, dopo aver letto anche altri feuilleton in chiave moderna, che questi polpettoni stile telenovela in chiave storica non mi piacciono granché.
In risposta ad un precedente commento
FrancoAntonio
20 Febbraio, 2018
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Grazie per l'apprezzamento. Del libro di Falcones posso dire che effettivamente, in certi momenti, mi ha portato quasi all'esasperazione: alcuni capitoli li ho letti una frase sì ed una no, proprio per arrivare prima alla fine, ma dipende anche da una mia particolare sensibilità: divertirsi a trasformare i personaggi in agnelli sacrificali giusto per poter scrivere altre 200 pagine mi irrita un po'. Se voleva scrivere la storia di Barcellona poteva farlo in modo anche più approfondito senza necessariamente tutti quegli intrecci ingarbugliati. Ci sono moltissimi autori catalani che hanno fatto meraviglie in questo campo. Capisco però il successo che ha avuto il libro. In fondo la cultura della telenovela è abbastanza diffusa.
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