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Una lettura forte ma non perfetta
La bambina che guardava i treni partire è un romanzo tratto da una storia vera e che richiama all’attenzione dei lettori la crudeltà delle operazioni naziste durante la Seconda guerra mondiale e con essa la paura costante che aleggiava, come una cappa asfissiante, sopra le città in quel periodo. Paura di essere puniti per una parola, per uno sguardo ma soprattutto per un aiuto agli ebrei, coloro che più di tutti hanno sofferto per un razzismo religioso dettato dall’odio e dall’ignoranza.
Il libro scritto da Ruperto Long è la storia, riportata alla luce dopo anni, di Charlotte, bambina ebrea di 6 anni che insieme alla famiglia ha vissuto quella paura che attanaglia e che li ha portati lontani da casa, a nascondersi in luoghi riprovevoli, incontro alla fame continua e al terrore di retate improvvise. Ma questo romanzo non racconta solo questa di storia, piuttosto da voce a tanti personaggi, ognuno con un ruolo diverso in quella guerra. Senza risparmiarsi i “cattivi”, anche loro raccontano la loro guerra. Grazie alle diverse voci narranti e ai vari salti spaziali, non solo temporali, arriveremo così alla fine di quella terribile guerra e alla fine - che poi vera fine non è - di tanta paura.
Leggendo La bambina che guardava i treni partire è impossibile rimanere indifferenti davanti a tanta crudeltà, a tanta ingiustizia. Ogni emozione, ogni parola è un pugno al cuore dei lettori, tanta è la rabbia. Trattando un tema così delicato e così importante penso che questo libro abbia un ottimo potenziale e che le emozioni che vuole far arrivare, arrivino tutte. Grazie anche alle foto vere di cui sono arricchite le pagine, la storia prende forma nella nostra mente e diventa terribile anche per noi.
Ma questo non è bastato a farmi avere un parere positivo su questo romanzo. Purtroppo, non ho apprezzato molto il modo in cui è stata raccontata la storia. Il dare voce a diversi personaggi, metterli in primo piano tutti insieme, ha causato una gran confusione, a mio parere. Ho fatto fatica a ricordare i nomi di tutti e collocarli nella propria storia. Ogni volta che riprendevo tra le mani il libro dovevo ritornare indietro per capire a che punto avevo lasciato quel personaggio. Penso che questo abbia fatto perdere spesso l’intensità della storia, tenere un filo conduttore tra le storie è stato davvero difficile.
Credo che questa sia l’unica nota stonata di una storia forte ed emozionante, che comunque mi sento di consigliare a chi vuole intraprendere una lettura a tema, seppur credo che ci siano storie migliori e descritte in maniera più lineare.