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Re Davide
Torgny ripropone la storia biblica di Davide e Betsabea, facendone un romanzo. Io conosco poco la Bibbia. E' un tipo di testo la cui comprensione non è immediata e letterale ma richieda studio. E' un testo criptico che nasconde significati in immagini, numeri, citazioni e cose del genere. Torgny non mi pare che sia stato un lettore della Bibbia molto migliore di me. In effetti, il suo romanzo è molto piacevole ma dà l'impressione di banalizzare storia e personaggi. La lettura è comunque scorrevole per l'ironia leggera e gradevolissima. I personaggi però non hanno molto spessore. I personaggi maschili di sangue reale sono appiattiti dal richiamo del sesso e Davide stesso quando supera questo suo difetto, diventa comunque succubo di Betsabea che lo manipola e governa dietro le quinte. La donna, pur facendone di tutti i colori, resta un simpatico personaggio.
L''idea del re manipolato e manipolabile da donne intelligenti e belle è comunque ricorrente nella Bibbia: Acab con Getzabele, Davide con Betsabea e Erode ecc.... Spesso la donna come Eva è l'istigatrice al male e quella che porta il re lontano da Dio verso il peccato e l'idolatria.
Nel testo comunque peccato e idolatria (stupri, tradimenti, incesti) sono guardati con ironica simpatia. La crudeltà di Betsabea come quella di Davide ricordano la capricciosità dei bambini. Infantile sembra anche il rapporto con Dio e Dio stesso (se c'è. L'autore lancia l'ipotesi sotterranea che il Dio di Davide sia in realtà Betsabea stessa). Betsabea è crudele, intelligente, volitiva e pratica. Non ama il marito Uria, non ama nemmeno re Davide ma gli si concede per buon senso, dato che non sta bene rifiutare qualcosa al re. Nel romanzo sono descritti anche episodi terribili, stupri di sorelle e di matrigne, uccisione di fratelli e di amici ma tutto avviene in questo clima di infantile incoscienza.
Betsabea è certamente una donna castrante, forse per il fatto che per buon senso non nega mai niente a se stessa e agli altri e cerca di ottenere il massimo per sè da persone e situazioni. E' castrante verso il marito Uria, l'amante Davide e anche il suo dio di cui non ha alcun bisogno. Nel testo il Dio di Davide, sempre citato, non emerge più di tanto. Si capisce che Davide cerca di farlo fesso e Lui si lascia abbindolare dal suono dell'arpa e dal suo pentimento (che nel romanzo non sembra molto sincero). Infatti, nonostante tutto Dio concede a Davide Salomone come figlio (nonostante tutti i difetti di sua madre Betsabea) e gli promette di non estinguere la sua discendenza. Credo che la storia biblica sia stata trasformata in parte. Il finale è tenero, con il re morente che si scalda solo vicino a Betsabea e che muore tra le sue braccia.
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Commenti
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Ciò che mi stupisce di lui è che ogni testo ha uno stile piuttosto diverso dall'altro. Personalmente ho trovato strepitoso "Miele".