Dettagli Recensione
un inno all'immaginazione e all'amore
“Se tu ami veramente qualcuno o qualcosa, dagli tutto quello che hai e anche tutto quello che sei” (p.15)
L'amore è il tema di questo splendido romanzo: l'amore per una donna, per i propri ideali, per la libertà. Romain Gary pubblicò questa sua ultima opera nel 1980, pochi mesi prima di porre fine, con un colpo di pistola, alla sua esistenza. “Gli aquiloni” è il suo testamento, la sintesi di ciò in cui ha creduto: un inno alla fratellanza, alla solidarietà, alla memoria del passato e alla capacità di immaginare il futuro.
Il romanzo si divide in due sezioni: nella prima, che va dal 1930 all'occupazione della Polonia, l'autore presenta il contesto in cui si svolge la vicenda e ne delinea i personaggi principali. Nella seconda parte, a conflitto ormai conclamato, l'azione prende il sopravvento e l'intreccio si fa più complesso; in un crescendo di colpi di scena la storia termina con lo sbarco degli Alleati. Tutto ha inizio a Cléry, un villaggio rurale della Normandia dove Ludovic, a soli dieci anni, incontra in un bosco Elizabeth Bronicki, erede di un'aristocratica famiglia polacca che trascorre ogni estate le vacanze in Francia. I due bambini si scambiano poche parole, ma Ludo resta incantato da quella “bionda e severa apparizione” che sarà per sempre la sua unica ragione di vita. Lila è ambiziosa, volitiva, alla ricerca di se stessa e desiderosa di compiere qualcosa per cui essere ricordata. Pur dimostrando interesse per Ludo, la ragazza non disdegna le attenzioni di altri pretendenti: l'altero Hans, soldato prussiano votato alla guerra e il timido Bruno, virtuoso pianista che dovrà rinunciare al suo talento a causa del conflitto.
Alla vigilia dell'occupazione nazista, un tracollo finanziario costringe la famiglia Bronicki a rientrare in Polonia. La guerra distrugge le aspirazioni dei giovani protagonisti che sono costretti a separarsi; Ludo si unisce alla Resistenza e di Lila perde a lungo le tracce, ma non la speranza di poterla ritrovare per coronare il suo sogno d'amore.
“Gli aquiloni” è un romanzo che colpisce il lettore per almeno tre aspetti: la fervida immaginazione, le nobili idee e lo stile originale. “Non vale la pena di vivere nulla che non sia un'opera di immaginazione, sennò il mare sarebbe soltanto acqua salata” (p. 225). Il primo a credere nella fantasia è senza dubbio Gary che attribuisce ai suoi personaggi qualità straordinarie e quel pizzico di follia che rende possibile l'impossibile. Tra tutti spicca il protagonista, Ludovic, dalla prodigiosa memoria e dalla incredibile capacità di calcolo. Non è da meno il suo tutore, lo zio Ambroise Fleury, reduce di guerra, pacifista convinto e abile artefice di splendidi aquiloni. Gli “gnamas” (così li chiama Ambroise) sono un elemento costante della storia, simboleggiano i grandi ideali, purché si abbia l'accortezza di tenerli ben saldi per evitare che “prendano la fuga verso l'azzurro”. Le idee in cui crediamo sono ciò che ci tiene in vita, ma dobbiamo essere cauti: se vanno troppo in alto, si perdono; se toccano terra si infrangono, come gli aquiloni. Gary ci invita a diffidare di chi pensa di essere dalla parte del giusto, ognuno di noi potrebbe essere "il nemico". La guerra insegna che “il lato disumano fa parte dell'umano” e i vincitori non possono dirsi immuni dal commettere ingiustizie.
“La sua faccia mi parve familiare e sulle prime credetti di conoscerlo, ma subito capii che ad essermi familiare era l'espressione di sofferenza (…). Tedeschi o francesi, in quei momenti siamo intercambiabili”. (p. 326)
“Gli aquiloni” è un romanzo scritto in prima persona da una voce narrante, quella di Ludovic, capace di coniugare serietà ed ironia: “la comicità è una grande virtù: è un posto sicuro in cui ciò che è serio può rifugiarsi per sopravvivere” (p. 225).
L'intreccio è appassionante, in alcuni punti rocambolesco, in altri commovente; le vicissitudini belliche restano sullo sfondo, l'autore preferisce soffermarsi sui piccoli o grandi gesti di amicizia, di lealtà e di solidarietà che inaspettatamente uniscono gli uomini anche quando la Storia li schiera su fronti contrapposti.
La lettura scorre rapida, piacevole, curiosa di scoprire un lieto fine che si intuisce, ma di cui non si è certi.
"Gli aquiloni" lascia una sensazione di positività e di speranza; si stenta a credere che Gary abbia potuto compiere, pochi mesi dopo la pubblicazione di questo libro, il gesto estremo.
Tra le righe de “Gli aquiloni”, forse, la risposta:
“Amava appassionatamente l'umanità intera, ma in fondo non aveva nessuno. (…) Per la speranza bisogna essere in due” (p. 91)
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Commenti
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Elena
Davvero interessante! Nemmeno io ho mai letto niente di questo scrittore.
Elena
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Non conosco l'autore se non di fama. Non ho mai letto verso di lui nessuna recensione così positiva come la tua.
Comincio quindi a modificare l'opinione (del tutto 'esterna') che avevo sullo scrittore.