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Il pazzo dello zar
 
Il pazzo dello zar 2017-11-05 12:57:40 siti
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Stile 
 
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siti Opinione inserita da siti    05 Novembre, 2017
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Fu vera follia?

Scritto nel 1978, quando ancora l’Estonia apparteneva all’Unione Sovietica, in una terra ricca di storia e ancora giocoforza ostile al potere centrale, questo romanzo storico, sorretto da rigorosa ricerca e analisi delle fonti, permette rianimando uomini e ideali di conoscere -attraverso il caso particolare e il luogo specifico- l’identità di un popolo oppresso e mal governato.
La Livonia, regione ora integrata nei territori della Lettonia, governata dallo zar Alessandro I, agli inizi dell’ Ottocento aveva recepito gli ideali del Nazionalismo e inizialmente lo stesso zar, il grande vittorioso su Napoleone, aveva manifestato intenti liberali successivamente oscurati dalla politica restauratrice e oppressiva. La prima risultanza concreta fu l’abolizione della servitù della gleba e il graduale passaggio a forme di contrattazione privata tra possidenti e contadini come in Curlandia già dal 1804.
In questo contesto si inserisce la reale vicenda umana di un aristocratico della Livonia, il barone Timo von Bock, amico dello zar, che dopo essere stato brillante colonnello dell’Impero russo, sposa una contadina, gli ideali liberali e una ostinata abnegazione che non gli permette di infrangere il patto sancito con lo stesso zar: quello di dirgli sempre la verità. E così scrive un memoriale denunciando l’oppressione zarista in seguito al quale sconta nove anni di prigionia in una terribile fortezza. Il lettore viene a conoscenza della sua vicenda attraverso il diario privato del cognato che segue il nobile e la sorella nelle loro vicissitudini strettamente connesse alla storia, in virtù di quel nuovo status sociale acquisito proprio per benevolenza dello stesso Timo. I due contadini infatti sono stati educati come dei nobili e la padronanza culturale che vanno acquisendo rende lampante l’assoluta idiozia insita nelle divisioni sociali, sovrastrutture intellettuali dei ceti alti utili a mantenere lo status quo. In particolare la superiorità dell’individuo sull’appartenenza al ceto di nascita viene edificata attraverso la moglie di Timo, Eeva, vera eroina romantica. Controversa invece la figura dello stesso Timo, rilasciato col certificato di pazzia, anche a causa dell’epilogo della vicenda ( consiglio dunque di non documentarvi in itinere perché facendo così si rischia di scoprire il suo destino, fatto che avrei voluto invece evincere solo dalla lettura del romanzo). La sua è una condizione in bilico che si svela lentamente e non certo per merito del punto di vista del cognato narratore quanto tramite gli stessi gesti e le decisioni che, seppur combattuto, prende, e le poche parole che proferisce. Al contempo godiamo anche degli sviluppi narrativi legati alla vicenda personale del cognato Jacob soprattutto in seguito al suo matrimonio, dopo averlo invero patito in fin dei conti come un sempliciotto non in grado di capire gli alti ideali che muovono l’agire di Timo. È quasi legittimo pensare che la sua coscienza politica nasca solo in seguito alle peripezie che gli capitano e che gradualmente essa vada a formarsi in un pensiero degno e allora benevolmente lo perdoniamo fino a stimarlo quando, ormai consapevole, ci congeda. Kross, con questo personaggio, mostra anche una divertente vena ironica che rende oltremodo gradevole una lettura già completa di per sé ; rimando alle pagine, in particolare, nelle quali il nostro Jacob tenta di indagare i labirinti e i sottili confini tra pazzia e normalità. Concludendo, la sintesi in questo caso traballa essendo il romanzo corposo e articolato ma allo stesso tempo di godibilissima lettura, si tratta di un romanzo necessario a ricordare sempre che “In verità il dominio dell’uomo sul bene e sul male è pressoché insignificante e, quale che sia il suo sforzo, quale che sia l’estremo a cui giunge, non sposterà di un capello il cammino del nostro vecchio pianeta. Grandi o piccoli, nello scorrere del tempo noi tutti spariremo e diverremo polvere. Polvere che non conosce né gioia né angoscia. Non ci sono principi al mondo più duraturi di questi: Amore, Verità, Dio”.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
ama i romanzi storici
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Commenti

5 risultati - visualizzati 1 - 5
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Molto interessante! Forse avevo sentito questo titolo qualche volta, ora me lo annoto.
Della storia di quell'area sul Baltico, in generale, si conosce poco o niente.
siti
05 Novembre, 2017
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Se pensi poi che dopo la pubblicazione identica sorte è toccata pure all'autore...
Bellissima lettura, per te che ami la storia, imperdibile!
Notevole recensione, Laura.
Condivido l'altissima valutazione. Un libro magnifico!
In risposta ad un precedente commento
siti
07 Novembre, 2017
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Ti piacerà sicuramente, Laura.
In risposta ad un precedente commento
siti
07 Novembre, 2017
Segnala questo commento ad un moderatore
Grazie Emilio.
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