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Tutto cambia. La saga dei Cazalet
 
Tutto cambia. La saga dei Cazalet 2017-11-04 09:53:17 Chiara77
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Stile 
 
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    04 Novembre, 2017
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Addio ad Home Place

E.J. Howard, Tutto cambia. La saga dei Cazalet

Ed eccoci giunti nel giugno 1956 per leggere degli ultimi avvenimenti riguardanti la grande famiglia inglese dei Cazalet.
La narrazione riprende una dimensione maggiormente corale, come nel primo volume. Dopo migliaia di pagine in cui ci siamo affezionati ai protagonisti del romanzo, abbiamo sofferto con loro, ci siamo emozionati, sorpresi e a volte anche un pochino scioccati, giungiamo all'epilogo della storia.
Solo leggendo l'ultimo volume si può avere una visione complessiva dell'opera: appare chiara la struttura circolare della narrazione e ciò che voleva raccontare l'autrice: l'ascesa e il declino di una famiglia dell'alta borghesia inglese dagli anni '40 alla fine degli anni '50 del Novecento.
Nei libri centrali della saga la Howard si era soffermata maggiormente sui personaggi delle tre cugine, Polly, Louise e Clary, figlie rispettivamente di Hugh, Edward e Rupert, senza mai però abbandonare lo sviluppo corale della narrazione, raccontando sempre gli avvenimenti secondo il punto di vista dei vari personaggi.
In quest'ultimo testo direi invece che la luce è puntata di più su Rachel, la figlia femmina del Generale e della Duchessa, che si troverà, quasi a sessant'anni, a dover affrontare un futuro apparentemente senza prospettive.
I suoi tre fratelli maschi, Hugh, Edward e Rupert, hanno, in modi diversi e con prospettive diverse, fallito. Si sono dimostrati tutti e tre in qualche modo incapaci di preservare la loro condizione economica e di tramandare stabilità e prosperità ai loro innumerevoli figli, la terza generazione dei Cazalet. Questi ultimi sono cresciuti durante i lunghi anni della guerra, fra sacrifici e ristrettezze ed hanno saputo, chi in un modo, chi in un altro, perseguire una propria strada nella vita. Sono dei giovani adulti che hanno la possibilità di esprimersi che non hanno mai avuto i loro genitori.

“Clary si guardò intorno. L'ansia e la paura s'addensavano come nebbia in quella stanza e stavano pian piano avvolgendo tutti i presenti. «Voglio dire una cosa. Credo che sarebbe meglio se tutti noi esprimessimo i nostri sentimenti. Lo so, zia Rachel, hai detto di non parlarne durante il Natale. Ma il Natale è finito. Questa è la nostra ultima notte qui e siamo tutti molto tristi. Ma alcuni di noi lo sono di più perché non sanno cosa sarà di loro, dopo che avranno lasciato questa casa. Io credo che dovremmo parlarne. E siccome sono io che ho cominciato, lo farò per prima».”

Questa nuova possibilità di parlare dei propri sentimenti ed esprimerli finalmente agli altri riesce a far vivere gli eventi tristi in modo diverso, riuscendo in qualche modo a guardare in faccia la sofferenza senza vergognarsi: questo aiuterà ad andare avanti, seguendo norme di comportamento impensabili nei decenni precedenti.
Alla fine la famiglia si torna a stringere nella sua unità, radunata un'ultima volta ad Home Place. Gli affetti hanno la prevalenza sulle incomprensioni e sui rancori che caratterizzano ogni famiglia e che l'autrice ci ha descritto in modo magistrale nei precedenti volumi. Forse nel finale ha fin troppo insistito sulle varie riconciliazioni, ponendo l'accento soprattutto sull'amore e sul sostegno reciproco più che sui contrasti fra i vari familiari.
In conclusione, sono soddisfatta di aver letto quest'opera. Mi ha fatto entrare in un periodo storico e all'interno di relazioni familiari e sociali quasi come se le stessi vivendo davvero. Un dono veramente raro quello della Howard, di saper descivere ogni particolare ed ogni emozione senza annoiare o stancare il lettore.

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Commenti

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Bella recensione ,Chiara.
Qui la questione è : imbarcarsi per l'intera saga?
In risposta ad un precedente commento
Chiara77
05 Novembre, 2017
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Grazie Emilio! Secondo me ne vale la pena, la saga va letta integralmente perché è come un unico libro che si interrompe per dei salti temporali, leggerne solo alcuni volumi farebbe perdere di vista il senso complessivo. Questo almeno è quello che ho pensato io leggendola.

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