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Animula vagula, blandula...
“Memorie di Adriano” è una lunga lettera indirizzata al giovane Marco Aurelio, dove in realtà la forma epistolare rappresenta soltanto un espediente per consentire all’ormai anziano imperatore Adriano, impugnando la prima persona, di dar vita ad una narrazione del proprio trascorso, costellata di una serie di riflessioni che per numero e profondità difficilmente troverebbero spazio in una missiva concepita nel senso più pragmatico del termine.
Quella della Yourcenar è un opera a carattere storico, affrontata con una prospettiva interna, che seppur ligia al criterio della veridicità aggiunge alla rievocazione dei fatti un intenso coinvolgimento emotivo ascrivibile alla viva partecipazione d’animo dell’augusto narratore.
Per esser franchi, il testo non si legge con la voracità con cui si approccerebbe un thriller o un romanzo d’avventura, piuttosto richiede un esercizio quasi “muscolare” della concentrazione, attraverso il quale diventa possibile cogliere quelle sfuggenti rivelazioni che brillano di intensità una volta sottratte al flusso indefinito di una lettura distratta.
Ad ogni modo, una volta colta la cifra del testo, una volta raggiunta una certa sintonia con il nostro illustre interlocutore, la fatica quasi svanisce, la lettura si fa più scorrevole, lasciando intatto il piacere di fruire della saggezza delle parole di Adriano.
Attraverso le pagine il vecchio imperatore si apre senza ritrosie, passando in rassegna svariati frammenti della propria vita pubblica e privata, traendone man mano considerazioni e bilanci.
Scrutando la propria esistenza con occhio analitico, Adriano delinea di sé stesso, una identità ricca di sfaccettature, in funzione soprattutto dei rapporti con gli altri, richiamando a più riprese un concetto non troppo distante dalla molteplicità pirandelliana emblematizzata ne “Uno, nessuno, centomila”.
- “Regnavano in me di volta in volta personaggi diversi, nessuno dei quali molto a lungo; ma presto quello esautorato riconquistava il potere: l’ufficiale meticoloso, fanatico della disciplina […] il malinconico sognatore di dei, l’amante pronto a tutto per un istante d’ebrezza; il giovane luogotenente altero che si ritira sotto la tenda […] e non fa mistero ai suoi amici del suo disprezzo per come va il mondo […] Ma non dimentichiamo neppure il cortigiano ignobile […] il parlatore frivolo […] E ricordiamo pure quel personaggio vacuo, senza nome, senza posto nella storia, che è me stesso tanto quanto tutti gli altri, semplice zimbello delle cose, null’altro che un corpo, disteso su un letto da campo, distratto da un profumo […] vagamente attento al ronzio incessante di un’ape.
[…] Conoscevo i nomi dei miei attori; regolavo loro entrate e uscite plausibili; tagliavo le risposte inutili; evitavo con cura gli effetti volgari.” -
- “ La versatilità m’era necessaria: ero multiforme per calcolo, incostante per gioco.” -
Ciò che sorprende ed affascina è come quest’animo, per quanto complesso ed elevato, non sia mai dimentico della materialità del proprio corpo, “compagno fedele, amico sicuro”, oggetto invero di floride riflessioni ancor più cariche di significato a ridosso del momento dell’addio alla dimensione terrena.
- "Tutta la vita, ero vissuto d’amore e d’accordo col mio corpo; avevo implicitamente contato sulla sua docilità, sulla sua forza. Quest’intima alleanza cominciava ad allentarsi; […] il compagno intelligente d’un tempo, ormai non era più che uno schiavo riluttante alla fatica.” -
Ma quello del canuto e giudizioso imperatore non è puramente un accomiatarsi malinconico e sconsolato; c’è una luce che rasserena l’avvenire prospettato ed è una profonda e commovente fiducia negli uomini a venire, che si spinge fino a lambire perfino quei barbari temuti e distanti, per cui Adriano aveva sempre comunque nutrito un senso di rispetto e umana fratellanza.
Marguerite Yourcenar offre dunque, più che una semplice lettura, un’esperienza immersiva, da cui ci si desta, alzando gli occhi dalle pagine, come da un attimo di “sovrappensiero”.
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Commenti
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Con i "mi piace" litigo anche io di tanto in tanto :)
però personalmente, in una mia ideale classifica
gli preferirei scritture più evocative
con ampio uso di figure quali analogie, similitudini e sinestesie.
Tuttavia non posso che concordare sul fatto che si tratti di un libro splendido.
trovo che sia un libro ricco di spunti di riflessione come pochi altri.
Da quel che ho detto in risposta ad Emilio in effetti
potrebbe sembrare che non ne sia rimasto entusiasta,
in realtà lì il mio era un giudizio limitato allo stile di scrittura,
che volendo a proposito costruire una artificiosa gerarchia sulla base dei miei gusti personali
vedrebbe "Memorie di Adriano" secondo ad altri titoli (e neppure tanti in fin dei conti).
Ti dirò invece che complessivamente lo ritengo un testo splendido,
soprattutto per i suoi contenuti, e me lo sono gustato volentieri, dedicandogli il tempo che merita.
Senza dubbio lo consiglierei.
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P.s.: il "mi piace" come ospite è mio, ogni tanto mi fa così :-(.
Federica