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La tolleranza spiegata ai ragazzi
Di questo romanzo bisogna innanzitutto lodare la fedeltà al registro narrativo: eccetto qualche piccola perplessità data in gran parte dai dialoghi, stile e forma sono perfettamente coerenti con il diario tenuto in modo saltuario da una giovane ragazza. Ancora più sorprendente - specie da momento che dovrebbe essere un libro rivolto ad un pubblico giovane - è il rispetto all'ambientazione scelta, che permette davvero di immedesimarsi nelle vicende di Mary Newbury e di viaggiarle accanto tra le tante prove che è chiamata ad affrontare, a dispetto della giovane età.
Tema centrale del romanzo è la xenofobia, non solo nei confronti delle donne considerate streghe, come potrebbe falsamente suggerire il titolo, ma anche delle popolazioni indigene del Nord America, costrette a ritirarsi nei boschi per sfuggire all'avanzata dell'uomo bianco.
La vicenda ha inizio in Inghilterra nel 1659, epoca in cui piccole invidie, unite ad assurde accuse, potevano marchiare una donna innocente come adepta di Satana in persona; ed è proprio quanto accade alla "nonna" di Mary, Alice Nuttall, che con la sua professione di guaritrice viene messa sotto una cattiva luce, portandola in breve alla forca. Rimasta sola, Mary viene brevemente accudita da una donna misteriosa, che scoprirà poi essere la madre, creduta morta.
Una volta obbligata a separarsi anche dalla madre, Mary viaggia verso la costa per unirsi ad una congregazione di puritani in procinto di salpare alla volta del Nuovo Mondo. La ragazza stringe in breve dei rapporti quasi familiari con John Rivers, sua moglie Sarah e i loro figli, oltre alla vedova Martha e, più avanti, lo studioso Jonah Morse e suoi figlio Tobias. D'altro canto molte figure nella congregazione si mostrano da subito ostili a Mary; figure che con il proseguire degli eventi giungeranno ad accusare anche lei di essere una strega.
Sul cammino della protagonista si delineano anche un altro genere di ostacoli, quelli della natura: dalla nave che sembra destinata a non raggiungere mai la meta, alla traversata dei boschi, pieni di belve e pericoli sconosciuti.
Il racconto non ha una fine vera e propria, dal momento che Mary è costretta ad abbandonare l'insediamento di Beulah e con esso il suo "diario", ma un ultimo capitolo, ad opera di Martha, lascia sperare al lettore in un proseguo delle vicende.
Ampio spazio viene dato agli antagonisti che, seppur con diverse motivazioni, hanno come comune obiettivo l'eliminazione della giovane protagonista: da un lato ci sono i fanatici religiosi a guida della comunità che vedono ovunque segni del demonio; dall'altro una schiera di ragazzine, le quali (ovviamente!) accuseranno Mary, ma non prima di essersi per prime macchiate del crimine della stregoneria, elemento che mi ha personalmente spiazzato.
Il fattore "magia" è sviluppato in modo molto particolare, infatti il punto di vista della protagonista (e quindi del lettore) tende a distorcere la realtà tangibile e ci rende propensi a credere nei segni e nelle premonizioni, al pari del reverendo Elia Cornwell.
Collegati alla magia sono anche gli indigeni che scortano la congregazione nella foresta, dalla tristemente nota Salem a Beulah. Tutti sono spaventati dai pellerossa, tranne Jonah, che spera di ottenere da loro maggiori conoscenze dei boschi e, ovviamente, Mary. La ragazza scopre ben presto che molto la accomuna a loro, e il finale lascia intendere che si unirà a Penna Azzurra e a suo nonno.
Degno di nota è infine il geniale riferimento al romanzo "Moby Dick" di Herman Melville, nella storia del giovane marinaio Jack, di cui Mary (crede?) vede il destino tra le onde dell'oceano.
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Commenti
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In effetti quello è proprio il target di riferimento di questo romanzo, infatti anche la protagonista è una ragazza giovane.
Spero che la mia recensione ti sia stata utile.
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