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Intrighi e segreti nell’Inghilterra vittoriana
Per inquadrare questo romanzo basta citare alcune note biografiche sul suo autore. Il nome di Julian Fellowes è infatti inscindibilmente legato alle grandi rappresentazioni dell’aristocrazia inglese di fine Ottocento, raccontata attraverso gli scandali familiari, le consuetudini, gli amori e, non ultimi, i pettegolezzi che animano i grandi salotti così come le scale della servitù. Come nel pluripremiato film Gosford Park o nell’amatissima serie televisiva Downton Abbey, di cui ha curato la sceneggiatura.
La narrazione ci porta immediatamente in uno dei balli più celebri della storia, quello che la Duchessa di Richmond tenne a Bruxelles nel 1815, alla vigilia della battaglia di Waterloo. Ci ritroviamo così immersi tra abiti eleganti, uniformi di gala, splendidi gioielli e giovani amori nati tra le danze, come quello tra la bella Sophia Trenchard, figlia di un ricco commerciante dotato di grande fiuto e goffa ambizione, e Lord Edmund Bellasis, erede di una delle più blasonate e rigide famiglie inglesi, i Conti di Brokenhurst. La guerra coprirà di polvere e sangue le loro giovanili speranze ma, venticinque anni dopo, queste due famiglie, così lontane per posizione sociale, si ritroveranno unite nel condividere e proteggere un misterioso segreto che le legherà per sempre.
Le tipiche ambientazioni vittoriane, di tè pomeridiani ed eleganti ricevimenti, si animano di sospetti, intrighi e complotti per raccontare un’avvincente saga familiare e, allo stesso tempo, la trasformazione di un paese in cui, accanto alla vecchia aristocrazia terriera, si sta facendo largo una nuova classe borghese ed imprenditoriale.
“Belgravia” è dunque un moderno feuilleton (inizialmente pubblicato online in undici appuntamenti settimanali) che fa rivivere le atmosfere dei classici ottocenteschi, rispettandone la grazia e il tono. Una voce narrante fluida e garbata ci parla di sentimenti e invidie senza mai infiammarsi con il fuoco delle passioni, racconta dei meccanismi e dei comportamenti della società senza veemente partecipazione ma con neutro distacco, venato da un pizzico di intelligente ironia. Emotivamente non molto coinvolgente, forse, ma di certo una buona prova narrativa, scorrevole, pacata ed elegante, che ci trasporta ancora una volta in un’epoca di grande fascino, che non ci stanchiamo mai di vedere raccontata.