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Esaltazione moralistica
Buio a mezzogiorno è un libro sull’ideologia. E’ un libro bellissimo che contrappone, almeno in un primo momento due persone provenienti dallo stesso credo politico, due amici, due uomini con una intelligenza e un modo di ragionare simile, così simile che al lettore appare un caso che uno, Ivanov, sia da una parte e l’altro, Rubasciov, in cella. Si capisce che l’accusa per Rubasciov è di stortura ideologica in quanto i fatti che gli vengono contestati, primo tra tutti l’intenzione di uccidere il n° 1, sono evidentemente falsi. D’altra parte si capisce come seguendo la logica a filo di spada dell’ideologia sia indispensabile che molte teste cadano. Teste la cui importanza è pari a zero, in quanto cosa può contare un individuo rispetto a una idea? Niente, risponderebbero i teorici di qualsiasi ideologia dai comunisti stalinisti, ai nostri brigatisti di qualsiasi colore. L’idea che l’individuo conti è legata alla religione e all’etica. Per questo uno dei capitoli inizia con due frasi: una presa dal Vangelo e una da Macchiavelli: due modi di vedere il mondo contrapposti e inconciliabili. Ma trovandosi dall’altra parte, cioè dentro una cella, Rubasciov riconsidera l’io, l’etica a danno dell’ideologia, qualsiasi sia l’ideologia. E in un certo senso l’autoaccusa bellissima di Rubasciov che decide di dichiararsi colpevole di tutti i delitti che gli sono contestati, contiene l’ammissione implicita di questo errore e la sola giustificazione davanti alla storia di non avere cercato scusanti e attenuanti per sé. Anzi. In un certo senso l’accettazione della condanna è l’ammissione di una colpa verso il popolo. Rubasciov ha come dire il senso dell’onore. Un profondo senso dell’onore.
Bellissima l’immagine suggerita da Ivanov di Dio e Satana che si contendono l’anima di San Rubasciov, dato che Rubasciov è un cultore della purezza ideologica, non è uomo che cerchi vantaggi o sconti, quindi un santo laico dato che religioso non è. Dio mangia la minestra dell’esercito della salvezza, mentre Satana è un’asceta, un matematico, uno che vive secondo le leggi del Macchiavelli, che legge Macchiavelli, Marx e Hegel, costretto a massacrare milioni di persone perché non ci siano più massacri in virtù della sua logica senza pietà. Infatti quello che manca a Satana non è l’intelligenza ma l’amore e quindi la comprensione empatica del mondo.
“C’era un errore nel sistema; forse consisteva nel precetto, ch’egli aveva considerato finora incontestabile, in nome del quale egli finora aveva sacrificato gli altri ed ora egli stesso veniva sacrificato: nel precetto che il fine giustifica i mezzi. Era questa frase che aveva ucciso la grande fraternità della rivoluzione e gettato tutti allo sbaraglio. Che cosa aveva scritto egli una volta nel suo diario? “Abbiamo gettato a mare tutte le convenzioni,la nostra sola guida è quella della logica conseguente; navighiamo senza zavorra etica.”
Forse la radice del male era tutta qui. Forse non s’addiceva all’umanità navigare senza zavorra. E forse la ragione soltanto era una bussola difettosa, che faceva seguire una rotta così tortuosa da fare sparire nella nebbia il punto di approdo”.
Se il libro è bellissimo nel finale quasi supera se stesso trasferendo una situazione inquadrabile da un punto di vista storico politico su un piano più universale. Un romanzo bellissimo, intellettuale, difficile perché basato su pochi fatti e su un bisogno profondissimo di riflettere su un periodo storico e le sue storture.
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Federica