Dettagli Recensione
Top 100 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Amore e morte a Barcellona
Sapete chi erano i bastaixos? Erano i cosiddetti 'scaricatori di porto', per la maggior parte schiavi impiegati per carico e scarico merci presso il porto di Barcellona e furono rappresentati persino in un bassorilievo della Cattedrale di Santa Maria del Mar perchè, nonostante la loro condizione di estrema povertà, contribuirono alla costruzione di quella immensa cattedrale trasportando sulla propria schiena le pietre provenienti dalla cava e senza ricevere alcun compenso; proprio per questo, la Cattedrale del Mare è la cattedrale dei bastaixos.
E sapete che re Martino il Giovane, malato e prossimo alla morte, per garantire che il trono rimanesse sulla stessa linea maschile legittima del casato di Barcellona, prese in moglie la giovanissima e vergine Margherita di Prades nel tentativo di avere da lei un erede; peccato però che il re, oltre che affetto da una grave malattia che gli procurava continua sonnolenza, era anche molto grasso pertanto i medici di corte suggerirono di sollevarlo con un meccanismo ad argano mentre alcune donne avrebbero provveduto ad indirizzare il suo membro nella giusta direzione.. purtropppo, ahimè, senza alcun risultato.
Ed avete idea delle tecniche utilizzate per la costruzione delle galee o per la distillazione del vino tramite un rudimentale alambicco con produzione della miracolosa aqua vitae?
Queste e tante altre curiosità sulla storia e sui costumi di vita nei territori iberici della Corona d'Aragona potranno essere soddisfatte dalla lettura de 'Gli eredi della terra': mastodontico affresco della società catalana a cavallo del XIV secolo e, in particolare, della città comitale di Barcellona, protagonista indiscussa di questo nuovo romanzo di Ildefonso Falcones che, immagino, abbia ben sperato con tale fatica di replicare il grande successo editoriale conquistato col suo primo romanzo storico 'La cattedrale del mare', di cui 'Gli eredi della terra' rappresenta il seguito.
Siamo nel 1387, 4 anni dopo il completamento della Cattedrale del Mare. E la Cattedrale è ancora una volta testimone di un tragico evento: mentre le sue campane ancora annunciano la morte del re Pietro il Cerimonioso, mentre una moltitudine di gente è ancora accalcata nella piazza principale per la celebrazione funebre attendendo l'arrivo dei nuovi nobili, coloro che avrebbero preso il governo della città, alcune grida si levano sulle altre rivolte verso Arnau Estanyol, lì presente, e denunciandolo come traditore.
Alcuni provano timorosamente ad opporsi: Arnau Estanyol è non solo uno dei più stimati notabili di Barcellona ma è anche amministratore del Piatto dei Poveri, un'istituzione di beneficenza a sostegno di tutti i bisognosi della città e a cui egli stesso partecipa in modo attivo raccogliendo l'elemosina per i poveri; ma poco valgono le qualità morali e la rispettabilità di un uomo se le accuse di tradimento gli sono rivolte da un nobile, il conte Puig, erede di quella famiglia Puig che Arnau aveva umiliato e risparmiato alla morte diversi anni prima.
Sono essi i nuovi padroni della città e nessuno osa contraddire la loro parola: solo un ragazzino di appena 12 anni, Hugo Llor, figlio di un umile marinaio deceduto in mare, si scaglierà in difesa di Arnau contro le guardie che lo circondano per dar subito seguito all'ordine di impiccaggione voluto dal nobile.
Ma cosa può una goccia di coraggio in un mare di indifferenza e paura? Hugo sarà pestato a sangue e l'ultima immagine che vedranno i suoi occhi prima di perdere conoscenza sarà il corpo penzoloni di Arnau dalla forca.
Hugo diventa quindi il successore di Arnau nel ruolo di protagonista di una storia che prende vita tra le strade di Barcellona, nel quartiere della Ribera, vicino ai cantieri navali dove Hugo ancora ragazzino lavora come aiutante di un maestro d'ascia genovese, sognando di intraprendere egli stesso quell'attività tanto apprezzata in una città come Barcellona, centro di un florido commercio mercantile.
Un sogno destinato ad infrangersi ben presto contro un muro fatto di angherie, di prepotenze ed ingiustizie che la gente più umile subisce ad opera della nobiltà e contro cui molto spesso non può difendersi in alcun modo a causa di un sistema giudiziario basato sul vassallaggio che annulla di fatto ogni diritto ai ceti più disagiati.
Ed è quel senso di disperazione che colpisce i deboli, seguito dal desiderio di vendetta e dal disprezzo verso i prepotenti da parte di quei pochi che non vogliono soccombere e rinunciare alla loro dignità di uomini, che impregna le pagine dei romanzi di Falcones.
Così come è palpabile anche la denuncia nei confronti della chiesa cristiana, sia per l'atteggiamento oppressivo e crudele verso le minoranze musulmane ed ebree - tremendo il racconto dell'eccidio nel ghetto ebraico di Barcellona nell'agosto del 1391 - sia per la corruzione dilagante in tutto l'ambiente ecclesiastico, dai conventi in cui giovani suore subiscono violenze di ogni tipo occultate nel silenzio e nell'omertà sino alle sedi vescovili e dell'alto clero dove le questioni legate alla spartizione del potere e le ambizioni terrene hanno sicuramente più rilevanza rispetto alle dispute teologiche o, peggio ancora, alle lamentele della moltitudine povera e disadattata.
Ma se tutto ciò nel primo romanzo di Falcones, 'La Cattedrale del Mare', ha il sapore della novità, del mai letto, conferendo alla trama una tensione narrativa sempre molto alta, ne 'Gli Eredi della terra', complice forse la maggiore prolissità, la carica emotiva si affievolisce e la scrittura sembra a tratti sciatta e rallentata.
E' come l'elettrocardiogramma di un moribondo, con un tracciato praticamente piatto per tutta la durata della sua agonia, lunga quasi mille pagine, con qualche picco sporadico solo nei capitoli finali.
Persino gli intermezzi erotici in cui gli amanti consumano incontri clandestini e fuggevoli, se nel primo romanzo sono ben calati nel contesto della storia arricchendo il ventaglio di emozioni suscitate nel lettore, in questo secondo romanzo appaiono chiaramente forzati e persino ridicoli nella loro banalità.
Ho concluso, perciò, la lettura di questo romanzo profondamente amareggiato e deluso nelle mie aspettative: è ormai divenuto raro da parte di un autore replicare il successo di una propria opera con dei seguiti che si dimostrino all'altezza dei primi.
Tuttavia, 'Gli eredi della terra' pecca nella sua veste romanzata in modo proporzionale a quanto invece eccelle in veste di narrazione storica. Infatti, ciò che certamente non manca in questo libro è una ricostruzione dettagliata ed estremamente minuziosa del periodo storico medievale nel capoluogo catalano: le vicende di Hugo e dei vari personaggi che gli ruotano intorno si amalgamano ed intrecciano con gli eventi più importanti, politici e religiosi, che hanno caratterizzato quegli anni. E soprattutto, pregio indiscusso dell'autore è la capacità di ricostruire su carta la città aragonese del XIV secolo con un dettaglio impressionante tanto che, se fosse possibile essere trasportati indietro nel tempo, quei luoghi, quelle strade, le antiche mura, gli orti, le bancarelle del mercato e finanche i rumori e gli odori di vino, spezie e mercanzie varie ci sembrerebbero familiari.