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Arte e Potere
“C’era un altro scienziato, suo coetaneo, di Galilei non meno perspicace.
Costui sapeva che la Terra gira,
ma aveva purtroppo famiglia.” Evtusenko
Il rumore del tempo indaga il difficile rapporto tra Arte e Potere. L’Arte, per sua natura, vorrebbe essere un unicorno libero da ogni asservimento, ma è chiaro che in certi regimi uno scrittore deve stare attento a come usa le parole e probabilmente gli sarà chiesto di partecipare alla propaganda e cose dl genere. Meno chiaro potrebbe il rapporto con il Potere quando l’Arte è la Musica, la cui lingua non è comprensibile a tutti. Eppure il Potere, soprattutto quando è arbitrio pretende di decidere che il bianco è nero riservandosi di cambiare idea. Del periodo di Stalin, delle delazioni, delle convocazioni nella grande casa già sappiamo tutto da Solgenitsin. Della difficoltà dell’artista a esprimersi e a trovare spazio ( il manicomio in cui stava il maestro) ci ha già parlato Bulgakov nel suo modo surreale, il più efficace quando la realtà diventa essa stessa surreale e impossibile. Il romanzo di Barnes racconta di un famoso musicista Dmitrij Sostakovic, diventato rappresentante di Mosca nel mondo, una persona intelligente che non amava il regime, non credeva nel regime ma che fu costretto a scendere a compromessi per vivere e per far vivere i suoi amici e famigliari perché cadere in disgrazia all’epoca non era un evento che coinvolgesse solo l’interessato. Perciò il testo è pervaso di malinconia, di senso di inutilità e di sconfitta, di quel sottile disprezzo per se stessi per i compromessi cui si è scesi, per le cose non dette, per gli amici che non si sono difesi. Ma è una discesa all’inferno perché man mano i compromessi richiesti aumentano fino a aderire (malvolentieri) sotto Chruscev, la pannocchia, al partito. Per non parlare delle dichiarazioni sottoscritte alcune delle quali tradiscono le proprie convinzioni e così via.
Interessanti le opinioni su artisti dell’epoca: Picasso che fa il rivoluzionario filo sovietico dalla poltrona di casa sua, Sartre il filosofo che offre soldi ai “convertiti”, e Nabokov (il compositore) che dall'America in cui risiede mette in difficoltà Sostakovic e cerca di fargli dichiarare quello che pensa pur sapendo cosa significhi parlare per chi sta ancora in URSS. E quell’oca di Prokof’ev di una ingenuità candida e ridicola, che mai comprese la portata della situazione, e nemmeno quello che doveva dire per far contento il Potere e che cercò sempre il compromesso.
Interessanti i mille volti del potere ambigui, accattivanti, ammiccanti, persuasivi.
Perciò il rumore del tempo non è una biografia, non è un romanzo in quanto non inventa nulla. E’ una indagine nell’animo di un uomo come tanti quanto a coraggio, non un eroe e nemmeno un cretino, un uomo che capiva la storia e le sue perversioni e storture ma non aveva la forza di affrontare la famosa pallottola nella nuca e di farla affrontare ai suoi cari. Un uomo forse debole ma non più di tanto, un uomo molto simile a noi. In più grande artista.
“Che cosa poteva contrapporre al rumore del tempo? Solo la musica che viene da dentro-la musica del nostro essere-che alcuni sanno trasformare in musica reale. E che se nei decenni a venire sarà abbastanza forte e pura e autentica da annegare il rumore del tempo, si trasformerà in mormorio della storia.
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Federica
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