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Un lungo viaggio tra le sabbie
Quando si parla di romanzi d'avventura, uno dei primi nomi che ci sovviene è quello di Wilbur Smith.
Autore di genere molto apprezzato sia in Italia che all'estero, trova nella sua serie di romanzi egizi quella più conosciuta e ammirata. "Il dio del fiume" è il capostipite della suddetta serie ed è probabilmente il suo romanzo più famoso.
È indubbio che questo genere di storie sono pane per colui che le narra, essendo palese la conoscenza dei luoghi e dei tempi storici in cui sono collocate le vicende.
Lo stile è chiaro e abbastanza fluido, anche se in certi tratti la storia risulta un po' ripetitiva e il ritmo tende a calare, specie quando l'autore si lascia andare a dettagli che appesantiscono un po' la lettura.
Nel complesso però, è una storia piacevole e interessante, seppur non realmente indimenticabile.
C'è un po' di tutto né "Il dio del fiume": uomini di ogni sorta, potenti e spietati, umili e intelligenti, valorosi e onorevoli; una grande civiltà affascinante; amicizie devote e amori impossibili.
Al centro di tutto, troviamo l'umile schiavo Taita, che per la sue spiccate capacità in tutti i campi potrebbe benissimo regnare come faraone. Sarà lui il narratore di questa storia, che troverà i personaggi che la popolano impegnati a fronteggiare una moltitudine di pericoli: partendo da uomini corrotti, passando per una divisione interna del regno d'Egitto, fino ad arrivare alla spaventosa invasione degli Hyksos, che irromperanno in scena sui loro terribili carri da guerra trainati da cavalli, bestie fino ad allora assolutamente sconosciute alla civiltà egizia.
Accompagneremo Taita, la regina Lostris, il valoroso Tanus e il principe Memnone nel lungo e sanguinoso viaggio che avrà inizio col proprio esodo, e si concluderà col ritorno in patria, trovandoli pronti a offrire la vita per la propria madre terra.
Un libro che in alcuni tratti sa emozionare, e che ci trasporta all'epoca di quella civiltà che è per noi così affascinante, soprattutto ai nostri giorni, nei quali ancora ci lascia tanti interrogativi e misteri da svelare.
"Forse le piogge erano cadute in quella zona cent'anni addietro. Sembrava impossibile, ma i semi erano rimasti a dormire per tutto quel tempo. Il sole e il vento del deserto li avevano disseccati mentre attendevano che piovesse di nuovo. Se qualcuno dubitava dell'esistenza degli dei, quel miracolo ne era la prova. Se qualcuno dubitava che la vita fosse eterna, quella era la promessa dell'immortalità. Se i fiori potevano sopravvivere così, sicuramente l'anima dell'uomo, tanto più meravigliosa e preziosa, doveva vivere anch'essa per sempre."
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Commenti
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diciamo che non ha entusiasmato nemmeno me, altrimenti avrebbe avuto almeno un 5 stelle in uno dei criteri di valutazione. Mi aspettavo qualcosa di diverso e di migliore. Però, ragionando obiettivamente, mi è sembrato che questa fosse la valutazione più "giusta". In fondo, è scritto bene, i colpi di scena ci sono e la trama non è scontatissima, e in fondo non è noioso se non in certi tratti.
Come dicevo, carino, ma non indimenticabile :)
Non mi stupisce che qualcun altro possa essere più duro di me, come nel tuo caso.
Vale.
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