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UN'ALTRA PAGINA DOLOROSA DELLA STORIA DEL NOVECENT
Raccontami dei fiori di gelso è un romanzo che non vuole passare inosservato, che racconta una pagina della storia rimasta nascosta per anni e ancora oggi non molto conosciuta.
E’ un romanzo che riesce a portare il lettore nei meandri dimenticati della storia e di fronte all’ennesimo orrore della guerra.
Siamo in Anatolia centrale nel 1990, in un piccolo paesino dove il tempo si è fermato a molti anni prima, dove ci sono ancora i pastori e dove il progresso non è ancora arrivato,qui incontriamo Orhan uno dei protagonisti della storia, che ritorna al paese d’origine quando scopre che il nonno è venuto a mancare.
Qui lui ha dei flashback dove ricorda il suo passato, il modo in cui veniva guardato dalla gente del posto prima e come viene visto oggi .Le sue zie prima lo prendevano in giro, ora invece è un uomo rispettabile, ricco e che vive a Instabul, quindi un buon partito.
Il nonno di Orhan, Kemal, ha lasciato un testamento dove lascia la maggior parte dei suoi beni e la sua ditta al nipote e non al figlio, con il quale non ha mai avuto un buon rapporto.
La casa di famiglia, con sorpresa di tutti, viene lasciata a Seda Melkonian, una donna che nessuno conosce, ma è proprio qui il punto come mai suo nonno ha dato la casa a questa persona?
Orhan vuole andare a parlare con Seda e capire che rapporto c’era tra il nonno e la donna, ma soprattutto vuole riavere indietro la casa, la donna inizialmente non vuole parlare con l’uomo mentre poi gli racconterà la verità.
La vita di Seda è molto travagliata e anche dolorosa, ma questa sua confessione rivelerà molti segreti che metteranno in discussione la vita di alcune persone.
I capitoli sono molto brevi e ci sono due filoni narrativi, il primo che parla del presente negli anni novanta e un altro nel passato, nel 1915 nel pieno della prima guerra mondiale.
Il romanzo affronta uno dei temi meno conosciuti della storia del novecento, ovvero il genocidio degli armeni, migliaia e migliaia di persone furono deportate in un campo di prigionia.
Gli armeni furono costretti a lasciare le loro case, a prendere tutte le loro cose e a fare un lungo viaggio a piedi con i loro carri, per lasciare quel paese che non li voleva e a lottare per sopravvivere.
Non venivano accettati perché erano di religione cristiana e perché venivano considerati alleati della Russia imperiale e nemici dell’impero ottomano che governava la Turchia.
La storia di Seda e di Kemal, il nonno di Orhan, si intreccia nel racconto, loro si conoscevano, sono stati insieme, ma la guerra li ha divisi per poi farli rincontrare, ma le cose non saranno più come prima.
“Questo Kemal è proprio come l’altro pieno di sogni irrealizzabili.”
Come superare le perdite, il dolore, la vita che viene spezzata e i sogni ormai infranti?
“Non ti farò più altre domande. Ma c’è una cosa che ho bisogno che tu faccia per me. Puoi guardarmi con occhi nuovi?Non gli occhi del passato o del futuro.Rimani con me nel presente qui e ora. E io farò lo stesso.”
Il romanzo è tratto da una storia vera, la stessa autrice racconta che la sua bisnonna le aveva confessato l’orrore che ha dovuto subire in quei anni e ha voluto lasciare una testimonianza per non dimenticare.
Il titolo originale “Orhan’s Inheritance”, ovvero L’eredità di Orhan, ha una doppia valenza secondo me, sia come eredità materiale ma anche come eredità di memoria per cercare di tramandare la storia e gli orrori della guerra affinchè non succeda più nulla del genere.
In realtà oggi siamo ancora pervasi dalla diffidenza verso il diverso e da quello che non ha le nostre stesse idee che siano politiche, religiose o altro, quindi la storia non ci ha insegnato più di tanto, ma credo che l’importante sia informarsi, conoscere e capire cosa è successo veramente nel passato per cercare di essere più tolleranti o almeno provarci.
Questo romanzo è stato per me un viaggio in un paese che non conoscevo, durante la lettura impariamo anche molte parole turche e anche iniziamo a capire la cultura di questo paese non così lontano da noi.
Un romanzo che è pervaso dai ricordi, dalla malinconia, dal senso di colpa e dal voler dimenticare da parte dei sopravvissuti quello che gli è successo rimanendo in silenzio, come è stato per molti anni con l’olocausto degli ebrei, o con le foibe ardentine lo stesso è successo con il genocidio armeno.
Non aspettatevi una storia d’amore in quel tempo non c’era tempo per l’amore romantico, passionale o leggero come c’è oggi, ma i sentimenti che troviamo nel libro sono genuini vengono dal cuore, anche nei tempi più brutti l’amore può donarti un briciolo di felicità.