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La cura Schopenhauer
 
La cura Schopenhauer 2016-06-21 01:37:40 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    21 Giugno, 2016
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Maya, il velo ingannatore, che avvolge gli occhi

Nel romanzo di Irvin Yalom, La cura Schopenhauer è il sistema che Philip Slate ha adottato per guarire dalla sua mania compulsiva: una sorta di satiriasi che in gioventù lo induceva a consumare rapporti sessuali su larga scala, in modo sfrenato e senza amore. Salvo poi rifugiarsi nelle letture (“Lettore vorace di classici, storia e filosofia: niente narrativa, niente attualità”), l’unica fonte di soddisfazione vera (“L’importante è avere il maggior tempo possibile della serata per leggere prima di andare a letto”).
Per questa patologia Philip era stato in cura da Julius Hertzfeld: quando a quest’ultimo viene diagnosticato un melanoma incurabile, lo psicoterapeuta ricontatta l’ex paziente che nel frattempo si dichiara guarito grazie alla filosofia di Schopenhauer, il filosofo che ha smascherato i trucchi e le rappresentazioni della Volontà.

Julius introduce Philip alle sedute terapeutiche di gruppo, per rilasciargli la certificazione utile all’esercizio della professione. Ma la terapia di gruppo innesca interazioni nuove tra i partecipanti, porta a galla le ossessioni e i peccati di Pam, Rebecca, Bonnie, Tony, Gill e Stuart. Anche perché Pam, in gioventù, fu vittima della sessuomania di Philip. Il percorso terapeutico sarà anche un modo per testare l’autenticità della guarigione e la tenuta della “cura Schopenhauer”, un rimedio che isola Philip e lo esclude dalla capacità di vivere rapportandosi agli altri (“Al club scacchistico… la prima volta che giocava fronteggiando un avversario dalla morte del padre”).

I capitoli-relazioni delle sedute del gruppo si alternano a quelli che illustrano biografia – un padre suicida, il difficile rapporto con la madre, l’incontro con Goethe, la rivalità con Fichte ed Hegel - e teorie di uno dei filosofi più pessimisti (“Questo mondo dovrebbe averlo fatto un Dio? No, piuttosto un demonio”), sociopatici e originali del pensiero contemporaneo.
“Lo smisurato appetito che spesso lo portava a consumare cibo per due (quando qualcuno glielo faceva notare, replicava che lui pensava anche per due), l’abitudine di pagare due pranzi per essere sicuro che nessuno sedesse accanto a lui, la conversazione burbera ma penetrante, i frequenti scoppi di malumore, la lista nera degli individui con i quali si rifiutava di parlare…”

Giudizio finale: psichico, interrelazionale, ispirato.

Bruno Elpis

P.S.: la teoria del velo di Maya non viene citata nel romanzo, e allora la cito io nel titolo…

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Commenti

7 risultati - visualizzati 1 - 7
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Interessante presentazione. Ho molto sentito parlare dell'autore, ma non lo conosco affatto. Con quali libri cominciare?
Ciao Bruno,
più ci penso più avrei preferito un bel romanzo puro con quel Philip che affascina la mia personalità, mi è sembrato troppo riduttivo far vincere la terapia. Io l' ho letto sperando che facesse scoppiare il gruppo, Ahahah,
@ Emilio: qui a Qlibri sono ottimamente valutati anche "Sul lettino di Freud" e "Il problema Spinoza", che ho messo in lista attesa (lettura) insieme a un'altra opera dello stesso autore, "Le lacrime di Nietzsche". Devo ammettere che questo connubio psicanalisi-filosofia mi cattura... :-)

@Laura: sovversiva! Ahahah, però devi riconoscere che quella scena finale, con Philip che suda, piange e profonde liquidi fa un certo effetto... forse io preferisco i lietofine (sono romantico?), ho ancora sul gozzo l'epilogo de "L'eleganza del riccio", per dire.. :-)

Ciao!
Grazie, Bruno.
Molto intrigante! Qualcuno ne farà una sceneggiatura, prima o poi.
In risposta ad un precedente commento
siti
22 Giugno, 2016
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Sì Bruno, sei romantico! Ma lo sono anche io, superate le fasi "sovversiva" e pacificamente rivoluzionaria!Ahahaha.
@ Cri: di fatto, la parte relativa alle sedute è già piuttosto sceneggiata di suo :-) Ciao!

@ Laura: non dubitavo che tu lo fossi... ciao! :-)
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