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Il copyright resta inglese
Come quelle torte dalla ricetta segreta, che tanti provano a imitare, magari cercando di attualizzarle al gusto moderno, così in molti hanno provato a riprodurre quella miscela magica di romanticismo e senso di attesa di cui Jane Austen detiene il copyright. E in “Ritratto di donna in cremisi” certo riconosciamo il gusto di alcuni ingredienti che compongono la famosa ricetta da cui ha preso ispirazione.
Innanzitutto le atmosfere, raccontate attraverso i piccoli eventi che caratterizzano la vita elegante dell’aristocrazia di fine Ottocento. Il ghiaccio e il freddo della Svezia sostituiscono la campagna inglese ma ritroviamo i balli, gli abiti ricchi di sete e merletti, i pic-nic e i ricevimenti, teatro di scambi di battute vivaci, malintesi e baci rubati (vedi alla voce modernizzazione).
Poi i protagonisti, ben caratterizzati e lontani dagli stereotipi della perfezione. Beatrice è una diciottenne lentigginosa, dai rossi capelli ribelli e dall’intelligenza vivace. Rimasta orfana, viene accolta nella casa degli zii, un ambiente chiuso e retrogrado in cui la sua autonomia di pensiero e la sua ribelle indipendenza sono mal visti e continuamente sottoposti a punizione. Seth è un giovane dall’aspetto austero, un arrampicatore sociale senza scrupoli e dalla dubbia moralità, testardo e orgoglioso.
L’amore sboccia in poche pagine ma Beatrice è costretta ben presto a rinunciarvi. In nome dell’imposizione familiare, che la vuole sposata al ripugnante e perverso conte di Rosenschiold per le proprie trame di potere. In nome di una minaccia, che la costringe a un triste destino per proteggere l’adorata e remissiva cugina Sofia. Le pagine si infittiscono così di equivoci, incomprensioni e inganni orditi da finti amici e perfidi familiari e al lettore non rimane che lasciarsi trasportare dalla scorrevole narrazione per scoprire se l’amore, negato e celato, riuscirà infine a superare difficoltà e dolori.
Ciò che però caratterizza le storie austeniane è la raffinata e sobria lievità delle vicende, delle atmosfere e dello stile: i sentimenti sono solo accennati e lasciati all’immaginazione, come un soffio che permea tra le righe. Non c’è violenza, non c’è passione, non c’è crudeltà. Simona Ahrnstedt non ha invece la stessa grazia e delicatezza: calca la mano sulle situazioni, delinea sentimenti forti, eventi drammatici e sofferenze a tratti crude. Alle parole manca forse un po’ di ironia. Ad alcuni personaggi mancano sfumature, soprattutto ai cattivi, che risultano monoliticamente perversi e malvagi.
Ma cosa è giusto chiedere a un romanzo rosa? Coinvolgimento, sentimento, evasione. E in questo il romanzo risponde di certo alle aspettative: ti trascina nel vortice di questo amore contrastato facendoti sognare per qualche ora ed impedendoti di staccare gli occhi dal romanzo fino all’ultima pagina. E allora, ben venga anche questa Jane Austen svedese e moderna.
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Commenti
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Grazie per la tua recensione, che me lo ha segnalato.
Ciao, Manu
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Anche se molto lontana dalla Austen, comunque tiene il lettore incollato al romanzo ;-)
Fede