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La Austen svedese?
Da amante di Jane Austen, venire a conoscenza che “la nuova Austen” è svedese, ha subito acceso il mio interesse.
Simona Ahrnstedt inizia il suo racconto con qualcosa che turba il lettore, ovvero con un piccolo prologo che annuncia: "Aveva una vergine da vendere"; non si sa chi sia la vergine, ne tantomeno chi sia il "venditore" ancora meno "l’acquirente".
Ma voltata pagina ci ritroviamo subito catapultati in Svezia, nel 1880, al Teatro dell'Opera, e dimenticandoci della piccola premessa ci godiamo la conoscenza dei nostri protagonisti. Lei è Beatrice Lowenstrom, giovane ragazza dai capelli rossi, orfana e per questo affidata alle cure del borghese zio, con l'unico conforto, nella sua vita, della presenza della cugina. Lui è il norvegese Seth Hammerstaal, ribelle, ricco, opportunista e inaffidabile. Subito fra i due scatta qualcosa che però può poco contro i progetti che lo zio ha per la fanciulla.
"Il ritratto di donna in cremisi" è un romanzo storico che più che parlare del periodo storico nel dettaglio, punta molto sui personaggi, o almeno sui protagonisti e sui loro sentimenti e caratteri e sui pensieri della società.
Beatrice è una ragazza fuori luogo per il suo tempo, è assetata di cultura, legge libri e giornali ma è costretta a farlo di nascosto, perché per una donna del tempo, l'unica cosa importante è compiacere la famiglia e poi il marito e il fatto di essere anche orfana e con un padre che l'ha istruita rendono la cosa ancora più difficile. Una donna che ha assaporato la cultura non può da un giorno a un altro restarne digiuna, ma non è quello che pensa lo zio e soprattutto la società, una società in cui anche le donne approvano, che il loro unico scopo è quello di non sapere e di far decidere agli altri il loro futuro.
Solo un ribelle come Seth poteva trovare queste caratteristiche di Beatrice invece allettanti. La sua sagacia, la sua ironia e la sua intelligenza sono per lui elementi che la distinguono da quella massa di donne tutte uguali.
Ovviamente il destino per loro ha in serbo molto cose, e la Ahrnstedt ci mette “un bel carico” di emozioni, senza tralasciare niente. Un romanzo storico più adatto a un pubblico femminile e soprattutto alle amanti degli amori impossibili e che non perdono la speranza anche perché qui c'è solo da sperare...
Una Svezia bigotta, fredda, calcolatrice e che non rispetta la concezione della donna, anche se, in primis è la donna che non ne vuole sapere..renderanno questo romanzo sorprendente. Passione, incomprensione, vendetta, riscatto e ingiustizia sono gli ingrediente giusti che mescolati ben ben hanno creato un romanzo imperdibile per le appassionate del genere.
Ritornando all'inizio...voglio ricordare che un diamante non è uno swarovski..possono brillare entrambi ma la luce e la consistenza non si possono neanche avvicinare..con questo voglio dire che la Ahrnstedt è brava, molto brava ma che il suo romanzo e la sua scrittura arrivano ora, quando hanno potuto imparare molto dal passato, un passato in cui un diamante come la Austen è riuscita a brillare non di luce riflessa ma di propria.
Buona lettura!!
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Federica
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