Dettagli Recensione
Top 100 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Inizio d'Africa
Miwanzo in swahili significa inizio: sono convinta con Paula McLain che “ci sono cose che troviamo solo quando tocchiamo il fondo”p.371
Le atmosfere africane della Blixen sono recuperate e rinnovate in un romanzo storico eccellente che racconta la vita avventurosa di Beryl Markham. Ritrovo i Kikuyu e le canzoni swahili e i masai: l’Africa indomita e selvaggia degli anni ’20 è una persona che innamora, contiene, protegge e consente di osare.
Beryl viene al mondo selvatica e richiesta da un luogo che si sostituisce alla culla familiare. Per dodici anni, tutori e istitutrici non riescono nell’adattamento dell’anima libera della protagonista che continua a scontrarsi e a pagare con incomprensioni e amarezze la difficile relazione con il padre anafettivo e, più tardi, con Jock, marito miserabile e padrone. Allora, la scuderia si trasforma per Beryl in un’aula di apprendimento e di sperimentazione.
Donna energica e indipendente, abituata alla compagnia di uomini che e a vivere in una casa in cui , Beryl affronta viaggi, ricerche, professioni, luoghi sconosciuti e ostili. Ogni volta perde, ma impara la lezione.
A 21 anni, Beryl rimane incinta di Denys Finch Hatton, l’uomo amato e perduto della baronessa danese Karen Blixen. L’interruzione volontaria della gravidanza segna Beryl con dolore e la allontana definitivamente dagli uomini che mai si offrono il permesso e il privilegio di essere amati dalle donne intelligenti ed autonome. “…mi piacerebbe tanto sapere come starei da sola. Non essendo più la figlia o la moglie di qualcuno, intendo, ma padrona di me stessa.”p.147
L’Africa è larga ed è libera e Beryl si fa accudire dalla terra e dal cielo, rimettendosi al mondo, ogni volta. “Mi resi conto di non riuscire a tenere a bada nulla, ed era una delle cose che amavo dell’Africa. Il modo in cui ti invadeva senza posa, senza mai mollarti.”p.354
Sceglie e decide di sorvolare l’Atlantico e, in trentasei ore di vita, lascia la propria firma nel cielo. Duemila piedi sopra il livello del mare per consacrare il desiderio di vita, perché quando la passione è forte, per vivere, si può rischiare anche di morire.
Ngoma è la danza tribale dei giovani Kikuyu ed è un modo degno per decidere di ricominciare dall’intuizione, dal rigore del ritmo, dal corpo.
“Ho una mappa che traccia la rotta sull’Atlantico da Abingdon a New York, ogni centimetro di acqua ghiacciata che sorvolerò, ma non il vuoto che mi aspetta, né la solitudine o la paura… affronterò le perdite di quota e i vuoti d’aria che mettono sottosopra lo stomaco, perché non si può deviare la rotta dalle cose che ci spaventano. Non si può sfuggire a nessun aspetto di sé, ed è meglio così. Ogni tanto penso che solo le sfide riescano a forgiarci e a cambiarci… Impossibile per me compiere questa impresa e rimanere uguale a com’ero prima.”p.8