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UN FARO NELLA NOTTE
Cronaca lucida di una guerra spesso considerata il sinistro preludio della Seconda guerra mondiale,anche se per molti versi sembra essere il sequel della prima,perché?Perché la guerra descritta da Orwell è una guerra di posizione,una guerra che non si combatte col nemico,ma con le piattole,col freddo,e con la fame,la legna da ardere sembra essere un costante desiderio dei soldati in prima linea. Orwell sembra essere uno dei pochi autori in grado di fare luce su quanto avvenuto in Catalogna nel 1936,egli è un vero e proprio faro nella notte per quanto riguarda questo argomento. L'autore si arruola nelle file del POUM,partito di estrema sinistra messo poi fuori legge dal governo (PSUC),accusato di complottare contro il governo assieme ai fascisti,è per questo che Orwell sarà costretto a tornare in patria. Come al solito emerge la sfumatura profetica tipica di questo autore,Orwell sostiene (già nel 36'),che comunque sarebbe andata a finire la guerra,il governo spagnolo post-bellico avrebbe avuto delle tendenze fascisteggianti,e non aveva per nulla torto. Nel romanzo è evidente anche tutto il filantropismo presente nell'animo di Orwell,la guerra è infatti vista come un evento che unisce persone provenienti da diversi paesi,ma che lottano per un unico ideale ,ovvero la libertà. Lo scrittore conosce il fantastico popolo spagnolo,popolo in grado di donare ciò che non ha,gli spagnoli riescono a essere gentili anche in uno scenario tragico come quello della guerra civile,trattando ogni essere umano come fosse un fratello di sangue.Molto interessante è l'analisi che Orwell fa della rivoluzione che avviene a Barcellona,un vero e proprio esperimento sociale,che ha l'obiettivo di mettere tutti gli uomini sullo stesso piano (economicamente e socialmente),che alla fine,per ovvi motivi,fallisce. Un libro da leggere per chiunque sia interessato a capire qualcosa in più sulla faida interna del Fronte Popolare,faida che viene manipolata,come sempre del resto,attraverso l'utilizzo dei mass-media,fortemente criticati dall'autore. Emerge come al solito un qualcosa che oggi non c'è più,ho riflettuto e ho concluso,ma chi andrebbe a fare una guerra in un altro paese solo per difendere delle idee? Rischiando la propria vita,la propria posizione economica(conquistata con la fatica,per noi comuni mortali),ma soprattutto lasciando i propri cari? La risposta è,con tutta probabilità,nessuno,perché all'epoca si credeva veramente in determinate idee,la maggior parte di noi oggi non credono in nulla,la politica è fondata unicamente sull'interesse,partendo dal più debole al più potente,non più sulle idee.
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