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La scacchiera di Auschwitz
 
La scacchiera di Auschwitz 2015-12-29 21:11:08 Gondes
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Gondes Opinione inserita da Gondes    29 Dicembre, 2015
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LA SCACCHIERA DI AUSCHWITZ

Emil Clèment è un ebreo francese che viene deportato con la famiglia nel campo di concentramento di Auschwitz. Dopo essere stato separato dai propri cari, cerca di sopravvivere aggrappandosi alle poche cose che ancora la sua mente considera vita; semplici gesti o pensieri che fanno in modo che la voglia di vivere prevalga sul desiderio di morire e porre fine alle proprie sofferenze. La vita nel campo è ogni giorno più difficile con il peggiore delle condizione di salute, quello che però non viene mai a meno è la passione per il gioco degli scacchi. Inizia così una sorta di torneo clandestino con gli altri prigionieri nei pochi momenti di riposo dopo una giornata di duro lavoro.
Nel frattempo la guerra, specialmente sul fronte russo, non sta andando molto bene per l’esercito tedesco, così dai livelli alti dei Reich viene deciso di alzare il morale dei soldati con iniziative ricreative e ludiche.
Paul Meissner è invece un ufficiale della SS che viene mandato ad Auschwitz come amministrativo dopo essere stato ferito ad una gamba. Insieme al comandante del campo decide di indire un torneo di scacchi per ufficiali tedeschi.
Nel frattempo nel campo si diffonde la voce che fra i prigionieri c’è un uomo chiamato l’orologiaio invincibile con gli scacchi. La voce arriverà presto anche a Meissner che avrà l’idea di coinvolgere l'ormai famoso prigioniero nel torneo degli ufficiali. L'idea è quella di certificare che la razza ariana è superiore a quella ebrea e nello stesso tempo dimostrare a tutti che quest’uomo non è poi così invincibile.

Per Clèment inizieranno i veri problemi in quanto non saprà come comportarsi; giocare per vincere, rischiando di umiliare e fare arrabbiare gli avversari tedeschi, oppure perdere e dare così soddisfazione all’ufficiale di turno. Presto però il torneo si farà spietato perché dalle sue vittorie o dalle sue sconfitte dipenderà la vita di altri prigionieri del campo.

Un romanzo che mi ha sorpreso in positivo in quanto spazia su diversi fronti non ultimo quello del perdono e della redenzione. Si può un giorno perdonare una tale mostruosità a cui si è stati testimoni in prima persona?. I due protagonisti si incontreranno infatti a distanza di vent’anni non più nel ruolo di vittima e carnefice ma come comuni cittadini e si sveleranno particolari che per tanti anni erano rimasti nascosti.
Il libro è molto scorrevole in quanto la storia viene raccontata su due diverse linee temporali; il 1944 all’interno del campo di concentramento di Auschwitz e il 1962 durante un torneo di scacchi ad Amsterdam.
Un ottima lettura con molti spunti che ci farà riflettere e capire che a volte il male non è dentro ogni persona o nel dna di un popolo ma che può essere esaltato od indotto da pochi ed amplificato secondo uno schema ben definito: la propaganda.

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