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Sororità
Il romanzo d’esordio di Susan Sellers racconta le relazioni vivaci e le contaminazioni d’arte fra la sorella carnale e la sorella cerebrale (p.83), fra una santa e un diavolo (p.18), fra Virginia Woolf e la sorella maggiore Vanessa, pittrice incerta, moglie del critico d’arte inglese Clive Bell.
L’autrice, studiosa e co-direttrice delle edizioni critiche delle opere di Virginia Woolf per la Cambridge University Press, si appassiona alle vicende personali e professionali delle due donne e le racconta attraverso episodi isolati e memorie frammentate con una coscienza capace di analisi e di tenerezza.
“Ancora oggi, quando leggo, è la tua voce che sento e non la mia, e hanno la tua inflessione i pensieri che mi pulsano in testa mentre piano piano scivolo nel sonno” p.20
Vanessa/Susan racconta e diviene co-madre di Virginia, l’accompagna e la protegge senza simbiosi e parassitismi. I rapporti complessi, esclusivi ed anticonformisti nel Bloomsbury Group, contrastano l’ipocrisia delle convenzioni dell'epoca. Oltre il pregiudizio che li fotografa come un circolo di intellettuali eccentrici e snob, sono uomini e donne giovani che amano in maniera delirante la vita e l’autonomia delle scelte.
“Ci hanno addestrato a diventare due signore. Abbiamo imparato a venerare l’angelo della virtù, una creatura capace di una tale abnegazione da non avere bisogni propri. Questo era il modello che ci veniva costantemente proposto: il nostro punto d’arrivo e il nostro implacabile pungolo. Ci umiliava quando non riuscivamo a imitarlo, ostacolava qualsiasi ambizione potessimo nutrire.” p.21
Il perbenismo vittoriano della famiglia londinese di Vanessa e Virginia anticipa la visione della borghesia occidentale che crederà nell’ emancipazione, nella parità, nella lotta ai diritti. Il capitalismo sarà capace di promuovere parità in vista della competizione che produce profitto.
“Spesso mi è stato rinfacciato il mio isolamento, il mio rifiuto di aprire le porte a una cerchia più ampia. Non ho niente da rimproverarmi a tale proposito. Avevamo vissuto sotto il dominio di altri per troppo tempo. Era deliziosa, la libertà di poter scegliere le persone da frequentare, di stabilire secondo quali regole.” p.51
L’arte è partire da sé e creare una biografia attraverso parole e colori, pagine e tele. Vanessa e Virginia, “spietate fustigatrici dei difetti altrui”, scelgono “una vita in cui ognuna fosse libera di praticare la sua arte d’elezione” e scelgono di proporsi con autenticità, nei conflitti d’idee, nei tormenti amorosi, nei successi dolorosi e nei fallimenti previsti e inevitabili.
In quelli anni Freud dichiara la sua teoria psicanalitica e molti, a causa delle derive che ne seguono, impareranno a chiamare, in ogni caso, depressione il dolore e l’eccedenza della vita e inizieranno a curarli. Ma il dolore rimane una forma complessa di sensibilità che si può riconoscere, chiamare, accettare, custodire e trasformare in possibili rinascite.
“La verità non è mai facile. La tua tara era fonte per me di sollievo e terrore. Gli dei ti avevano dispensato troppi doni.” p.50
Il 28 marzo 1941 Virginia si incamminerà inesorabilmente nelle acque del fiume Ouse, stanca, viva e interrogante.