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L'ultima fuggitiva
 
L'ultima fuggitiva 2015-09-05 15:40:11 silvia71
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    05 Settembre, 2015
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Nella lontana America

Nel romanzo della Chevalier confluiscono due temi corposi di cui tanto si è scritto e che sono pezzi di Storia; il flusso migratorio dall'Europa verso le Americhe e la piaga dello schiavismo.

Cucire una narrazione che si nutra di questi argomenti e che rispecchi le ambientazioni storico, sociali e culturali del tempo, è opera ardua.
Le vicissitudini della giovane inglese Honor iniziano a scorrere lungo le pagine in maniera tenue senza lasciare un segno incisivo nelle immagini riportate sulla carta né nelle vaghe sensazioni trasmesse.
La narrazione subisce dei momenti di stanchezza nell'evoluzione della trama, ma al contempo non giunge in aiuto nemmeno lo spessore storico.
La vaghezza delle descrizioni delle condizioni di vita dell'epoca si arena in alcuni scorci campestri, dove il nucleo familiare è intento a mandare avanti una piccola fattoria, lavorando duramente tutto il giorno per carpire alla terra il sostentamento minimo.
I sogni di ricchezza che foderavano le valigie dei migranti europei si infrangono contro le difficoltà incontrate sul suolo ospite; così le speranze di fuga di alcuni schiavi che partono dalle regioni del Sud e attraversano lo stato dell'Ohio per giungere nella terra della libertà, ossia il Canada.

Valutato nella sua interezza, il romanzo è carente nel contenuto oltre a rimanere troppo in superficie nella definizione emotiva dei protagonisti.
Questa storia avrebbe dovuto trasudare dolore e disperazione, speranza e riscatto; il tema della schiavitù che si intreccia con quello altrettanto complesso dell'immigrazione e dell'inserimento in un nuovo contesto sociale, deve nutrirsi di più forza per ottenere credibilità e insinuarsi nel lettore.
.
Per chi volesse approfondire la storia della schiavitù sul suolo americano, è consigliabile dirigersi sulla lettura di Alex Haley con il suo “Radici” e lasciare la Chevalier per una lettura di passatempo senza infamia e senza lode.

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Commenti

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C.U.B.
07 Settembre, 2015
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Uh che peccato, mi sono sempre piaciuti i suoi libri e questo e' in lista da tempo. Mi hai raffreddata per benino.
In risposta ad un precedente commento
silvia71
07 Settembre, 2015
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purtroppo non trovo nessun appiglio per consigliartene la lettura.
a prescindere dalla vacuità dello sfondo storico, potevo essere più generosa di voti se almeno la trama narrativa teneva e avvinceva. A mio modestissimo parere non è così.
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