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Un fuoco male spento
Nel bar della stazione di Pisa, in attesa del treno che lo riporterà in Germania, il bel quarantenne Eric von Lhomond lotta contro il sonno a colpi di storielle e di ricordi. La memoria torna indietro di quindici anni e si inoltra faticosamente tra gli intricati episodi della lotta antibolscevica in Livonia e Curlandia, “quell’angolo di guerra civile che ora divampava all’improvviso, ora si trascinava e si complicava a tradimento, simile a un fuoco male spento o a una malattia della pelle.” Il protagonista si ritrova in quest’angolo sperduto d’Europa, nel castello di Kratowice, a fronteggiare l’Armata Rossa fianco a fianco con il compagno e fraterno amico Corrado e a difendersi dagli attacchi della sorella di quest’ultimo, Sofia, innamorata di lui. La ragazza, il cui animo è segnato da un crudele episodio di violenza carnale, esterna esplicitamente i suoi sentimenti per Eric ma si vede continuamente respinta, maltrattata, oltraggiata. Ad ogni rifiuto, ad ogni dimostrazione di avversione da parte dell’amato, Sofia sprofonda un gradino più in basso fino a passare dalla totale innocenza all’abbruttimento completo, trasformandosi in maniera quasi teatrale a colpi di rimmel, di zigomi rossi e sporgenti, di calze di seta, di danze selvagge al suono di un grammofono stridente, di rischiose passeggiate nella zona del fuoco e di amanti occasionali. I suoi tentativi di sedurre Eric hanno però nei confronti dell’amato l’effetto contrario, degradandola ai suoi occhi e ponendola al più infimo livello di bassezza sensuale. “Perché le donne vanno sempre ad invaghirsi degli uomini che non sono loro destinati, costringendoli così a scegliere fra lo snaturarsi e il detestarle?” L’epilogo sarà tragico e la donna saprà trovare una maniera crudele, struggente e definitiva per attuare la sua vendetta sul protagonista. Marguerite Yourcenar entra nella mente di un personaggio antipatico, cinico e disincantato che, in questa sorta di confessione, sembra riconoscere il suo vuoto affettivo interiore, la sua paralisi sentimentale che non permette al suo cuore di provare altro legame che non sia l’amicizia o il senso del dovere. Un’incapacità di amare che, per sua stessa ammissione, non gli permettere di cogliere le belle occasioni che la vita gli offre. L’autrice propone un’analisi cruda ma profonda del rapporto tra uomo e donna, aiutata dalla narrazione in prima persona e stimolata da una prosa di prim’ordine e dal vivace incedere della narrazione. Il rapporto tra Eric e Corrado è magistralmente tenuto in bilico tra un dichiarato legame di amicizia fraterna e qualcosa che potrebbe avvicinarsi ad una vera e propria relazione omosessuale che si legge tra le righe, che aleggia nell’aria, che viene volontariamente lasciata alla discrezione e alla sensibilità del lettore. La parte storica è appena accennata e lascia trasparire una visione politica antibolscevica, restando comunque poco invadente e lasciando spazio ad una vicenda privata fredda, spietata, dissacrante ma capace comunque di generare nel cuore del lettore un tumulto di emozioni e di ammaliarlo con il suo alto valore letterario.
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Bella recensione. Condivido la tua valutazione. Secondo me non si tratta assolutamente del miglior libro della Yourcenar, ma lo stile è pur quello splendido della grande Autrice.