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Il ritratto di una voce
Una Margherita Yourcenar strepitosa, ci racconta, anzi ci fa raccontare direttamente dall'Imperatore Adriano, le sue memorie.
"Mi dicevo che a Roma mi attendevano due soli affari importanti: uno era la scelta del mio successore, che interessava tutto l'impero, l'altra era la mia morte, e concerneva me solo".
Un uomo che dopo una vita vissuta appieno, decide di lasciare le sue memorie ad un giovane Marco Aurelio, ma soprattutto le scrive per "conoscersi meglio prima di morire".
Quello che l'autrice ci presenta è considerato da molti un capolavoro e posso dire che anch'io lo ritengo tale. Tra finzione e molta realtà (la Yourcenar, basta vedere la sua biografia, è sempre stata una donna che prima di realizzare un'opera si è sempre documentata in maniera approfondita), l'Imperatore ci viene presentato oltre che come uomo storico, con le sue vittorie e conquiste, soprattutto come essere umano, con il suo carattere, le sue debolezze, i suoi amori, la sua forza e il suo spirito.
Per realizzare questa opera, l'autrice ci ha impiegato quasi trent'anni; iniziato da lei ventenne, venne ripreso più volte.
"Comunque, ero troppo giovane, ci sono libri che non si dovrebbero osare se non dopo i quarant'anni".
La cosa che colpisce è lo stile con cui ha deciso di scrivere questo testo; la Yourcenar ce ne spiega la sua scelta:
"Se ho voluto scrivere queste Memorie di Adriano in prima persona è per fare a meno il più possibile di qualsiasi intermediario, compresa me stessa. Adriano era in grado di parlare della sua vita in modo più fermo, più sottile di come avrei saputo farlo io".
Lo consiglio vivamente. Uno di quei libri che almeno una volta nella vita vanno letti.
Buona lettura!
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Commenti
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A presto.
Federica
Condivido la tua valutazione. Si tratta di un'opera veramente importante.
Sulla ' gestazione ' del romanzo, c'è tutta una storia che è quasi un romanzo di per sé.
Se ti interessa leggere una biografia molto bella sulla scrittrice, c'è quella documentatissima e molto ben scritta della giornalista francese Savigneau.
mi appunto il titolo!
Federica
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