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RISUSCITA IL REGNO DEL DESPOTA TIBERIO
Con “I giorni del terrore” terza parte della sua “Storia segreta della rivoluzione francese”, la Mantel arriva all’ultimo capitolo del dramma messo in scena, ovvero al momento in cui la palingenesi promessa e auspicata mostra l’altro volto e l’utopia diventa distopia. Cosa è cambiato per Parigi e il suo popolo da quando nel 1793 le teste di Luigi XIV e di Maria Antonietta vengono mostrate sulle picche alla folla delirante come un trofeo? La gente continua a morire di fame e come sostiene uno degli eroi della purificazione al monarca despota subentra una tirannia «che uccide con efficienza e per i piaceri della virtù, beandosi delle sue astrazioni sulle tombe ancora aperte. Così leggendo il regno del “simulatore” Tiberio in Tacito, nel quale il sospetto e la delazione riempiono di sangue la città, Camille Desmoulin è folgorato dall’analogia con la Parigi contemporanea, dominata dal Comitato di salute pubblica. La disamina della Mantel è spietata e non lascia speranza a chi crede nell’utopia: « la rivoluzione è come Saturno: divora i suoi figli» avverte qualcuno e proprio sul graduale corrodersi degli entusiasmi nei protagonisti dell’evento che la scrittrice usa la sua sonda fino a trasformarla pagina per pagina in una bisturi tagliente. Camille Desmoulin contempla la miseria dei concittadini dall’alto delle ricchezza accumulate, Georges Jacques Danton siede sullo scranno del re e chissà se il suo cuore ha mai battuto davvero per la rivoluzione, si chiede la moglie. Infine, il più puro e integerrimo, Maximilien Robespierre davanti al degenerare della situazione non sa più quello che vuole. Gli individui sono fragili o disonesti, hanno molti vizi e poche virtù, ma nessuno da solo è mai responsabile di un’ideale che diventa fanatismo, atto a mascherare perversioni collettive. E che altro è la mitica rivoluzione allora se non un momento di follia….